Jorit Agoch, artista napoletano, celebre per le sue opere d’arte, e per essere stato carcerato per una settimana nello stato Israeliano di Betlemme, per aver disegnato una attivista israeliana 17 enne, è tornato in patria.
Lo “street artist” nella zona di San Giovanni a Teduccio è tornato all’opera e ha dunque citato il rivoluzionario per eccellenza: ERNESTO CHE GUEVARA.
Riprendendo l’esempio dell’attivista cubano, ha scritto queste parole: “Dicono che noi rivoluzionari siamo romantici, si è vero ma lo siamo in modo diverso, siamo quelli disposti a dare la vita per quello in cui crediamo”.
Il messaggio per sensibilizzare le coscienze, continua così:“qualunque luogo ci sorprenda la morte che sia la benvenuta,purché il nostro grido di guerra giunga a un orecchio ricettivo e purché un’altra mano si tenda per impugnare le nostre armi.”
Il guerrigliero impugna le armi per rispondere all’ira del popolo contro l’oppressore e lotta per cambiare il regime sociale colpevole di tenere i suoi fratelli inermi nell’ombra e nella miseria.
Per non lottare ci saranno sempre moltissimi pretesti in ogni circostanza, ma mai in ogni circostanza e in ogni epoca storica si potrà avere la libertà senza lotta”.
Jorit, ancora una volta si è ribellato alla realtà che lo circonda e nuovamente con ardore e trasporto, servendosi dell’arte, riesce a comunicare e quindi a trasmettere agli altri quello che è il suo modo di vedere la vita.
Dopo ventiquattro ore il messaggio impresso sulla facciata dell’ edificio nella periferia napoletana, ha poi coperto le, significative, parole con la raffigurazione del grande attivista, rivoluzionario, medico, guerrigliero e scrittore Sudamericano!