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Ivan Margari, l’internazionalità musicale

La redazione del XXI Secolo ha gentilmente ottenuto un’intervista dall’artista Ivan Margari, riguardo la propria carriera, la propria passione ed i propri progetti per il futuro.

Prima di passare all’intervista ecco qualche breve informazione riguardo l’artista:

 

Ivan Margari
Ivan Margari 

Ivan Margari, chitarrista, proprietario di una piccola

etichetta musicale, collabora ormai da anni con Jean Michel Byron, ex componente dei Toto.

La loro amicizia nasce nel 2015, quando Ivan insieme ad un altro amico e chitarrista Pasquale Pispico, decide di invitarlo ad uno dei suoi concerti.

Nasce la stretta collaborazione, dunque si lavora per creare spettacoli e canzoni, show, ai quali partecipano anche amici dei due, fra i quali Ricky Portera, Demo Morselli, Giada Capraro.

Nasce finalmente Salento Express, concerto che raccoglie tutto il loro operato, partendo dai famigerati brani dei Toto, Africa, Georgy Porgy, Rosanna, Out Of Love, Hold The Line, brani leggendari come Purple Rain, Fragile, While My Guitar, Come Together, giungendo alle ultime produzioni da solista di Byron, nate in Salento.

L’intervista

Di seguito l’intervista rilasciataci da Ivan Margari.

Chi è Ivan Margari e di cosa si occupa?

«Ivan Margari è un musicista salentino che ha cominciato a suonare da ragazzo. Ho coltivato quest’hobby delle musica che poi, pian piano, è diventato un lavoro nel momento in cui ho deciso anche di avere una mia etichetta discografica, uno studio di produzione. Pertanto si è andata definendo la mia professione nell’ambito musicale.

Il lavoro con la musica non è facilissimo.

Io vengo dalla vecchia scuola. Sono ancorato a quello che era il modo di fare musica allora. Ancora oggi vorrei si mantenesse questo stile, ma mi rendo conto che i tempi sono radicalmente cambiati.

Con la musica oggi si sopravvive. Si rischia di non sfondare il muro della notorietà, del successo, si rischia di lavorare poco.

Ivan Margari è un chitarrista che ha avuto un corso variegato di opportunità nell’ambito della musica.

Ho avuto una mia prima band che si occupava di rock in salentino. Ebbi anche un momento di notorietà tra il 2007 e il 2009. Ne ero il fondatore. Venne chiamata sul palco di Al Bano più volte. Fu un’avventura goliardico musicale che funzionava tanto.

Nel corso del tempo ho avuto poi diversi format, penso a Chitarre d’Italia, un format in cui, con la mia band, invitavamo i chitarristi italiani che hanno condizionato la musica, parlo di Federico Poggipollini, Ligabue, Ricky Portera, Alberto Radius. Portavamo in giro questo spettacolo molto interessante.

Proprio sul palco poi ebbi la fortuna di incontrare, perché fu invitato proprio ad uno dei nostri show nel 2015, Jean Michel Byron, già voce dei Toto, il quale, quando lo chiamai, si trovava a Los Angeles.

Egli aderì a quest’invito e venne a suonare sul nostro palco. Da lì nascono una serie di progetti insieme.»

Da dove nasce la sua passione per la musica?

«La passione per la musica non è nata in un momento specifico. Ricordo da ragazzino, quando ascoltavo la musica, le emozioni si fondevano.

Mio padre e mia madre sono due tipi che hanno sempre ascoltato musica, la più variegata tra l’altro. Quand’ero proprio piccoletto mio padre mi suonava ad una tastierina il motivetto di Child in time dei Deep Purple, ma mi faceva anche ascoltare i brani dei Matia Bazar, insomma facevamo dei salti musicali importanti.

Io ho sempre legato dei momenti miei di vita alla musica. Fin da ragazzino, quando accendevo il giradischi, mettevo sul piatto un disco e la mia mente viaggiava. Era un modo per viaggiare pur rimanendo chiuso in una stanza, con questi suoni, con i colori che venivano fuori da queste note. Lì ho sentito quest’esigenza di avvicinarmi sempre più alla musica, fino a quando, nel 23 aprile del 1986 ebbi la fortuna di ricevere una chitarra in regalo. Da lì comincia il mio viaggio nel mondo della musica.»

Cos’è Salento Express?

«Salento Express è un progetto strano, perché è strano che la parola Salento sia accostata ad Express.

Qui da noi, nel Salento, tutto è così lento, ci muoviamo così piano, ci svegliamo tardi al mattino, siamo così affezionati alla siesta pomeridiana.

Viviamo in un modo che per alcuni è un buon vivere, viviamo con calma, senza essere frettolosi come avviene nelle grandi città.

Salento Express è questo. Il nostro modo di fare musica in maniera artigianale, così come si faceva prima, di fare musica suonata. Noi lavoriamo sugli arrangiamenti, suonando gli strumenti, che è una cosa che nei nuovi dischi si sente poco, soprattutto in quelli commerciali. La musica viene troppo spesso campionata ed affidata all’elaborazione di una macchina, di un computer. Gli vengono sostituiti quelli che dovrebbero essere i motori propulsori di un brano, come la batteria e il basso, da note elaborate da una macchina.

Per carità, può avere un senso su alcuni generi, ma non su tanti altri. Io ritengo personalmente che sia qualcosa di squalificante.

Salento Express è anche questo, un modo di fare un ponte tra passato e futuro tramite la musica, che poi alla fine deve essere emozione.

Più ci si mette passione nel modo di fare musica, più emozioni si riescono a suscitare.»

Qual è la genesi del suo progetto?

«Il progetto nasce un po’ per caso.

Io e Jean Michel ci siamo incontrati sul palco nel 2015, per caso, perché era stato invitato come ospite. Io organizzavo una volta l’anno un concerto, su quel palco sono saliti per diversi anni artisti come Tricarico, Mauro Ermanno Giovanardi, Alberto Radius, lo stesso Fernando Proce, ex speaker di RTL, Iskra Menarini, Marco Ferradini, diversi artisti insomma.

Nel 2015 decisi di invitare un ospite internazionale, che sapevo aver già transitato nel Salento. Lo contattai molto semplicemente attraverso i social.

Ovviamente lui volle avere una prova di come sarebbero venuti i brani, per cui abbiamo fatto un po’ di videoconferenze, per fargli ascoltare il livello che avrebbe trovato qualora avesse deciso di collaborare con noi.

Accettò di buon grado, gli piacque. A quell’evento poi ne seguirono altri, sempre con maggiore frequenza, quindi abbiamo deciso di creare della nostra musica, piuttosto che continuare a lavorare su brani dei Toto, che tra l’altro lo coinvolgono solo parzialmente, perché lui fu cantante dei Toto solo nel periodo dall’89 al ’91.

Ha collaborato con Kenny Loggins, Dionne Warwick, gli Scorpions, e tantissimi altri della scena di Los Angeles, dove troviamo il top della musica.

Abbiamo pensato di creare canzoni per un progetto originale. Ne son venute fuori tante, fino al 2017, in cui abbiamo prodotto i nostri brani con la mia piccola etichetta.

Prima di darli al pubblico ho pensato di organizzare due grandi concerti con Jean Michel, uno a Milano ed uno a Roma.

Il riscontro è stato positivo e tanto entusiasmante da frenarmi. Un artista di fama internazionale merita di avere la giusta promozione, non potevamo uscire in quel momento con la nostra produzione che per qualità mirava ad essere di livello internazionale.

Ciò mi riempiva d’orgoglio, ma nello stesso tempo ritenevo opportuno “andarci con i piedi di piombo” per definire meglio il momento di uscita della produzione.

Siamo tornati in studio, abbiamo rimesso mano ad altri brani e finalmente riteniamo di essere pronti a dare uscita al nostro lavoro discografico che doveva essere di dodici tracce.

Le nostre sono tracce di respiro internazionale, prodotte tra il Salento e Los Angeles, perché parte della produzione è avvenuta qui, parte verrà fatta con alcuni musicisti di Los Angeles. Io ritengo che ne verrà fuori qualcosa di bello, speriamo che la gente possa apprezzarlo, e che possa avere la diffusione che merita.»

Ci parli della sua collaborazione con Jean Michel Byron.

«Jean Michel per me è un grande maestro. Oltre ad aver suonato nei Toto, riconosciuti come musicisti tra i migliori di sempre, lui ha avuto il privilegio di conoscere Jeff Porcaro prima che morisse, considerato un maestro della batteria a livello mondiale. L’ha conosciuto come persona.

È riuscito a prendere i lati positivi, come emozione, da parte di Jeff.

Poi ha lavorato con tantissimi altri, per cui è un bagaglio itinerante di musica e cultura, ha girato il mondo.

Mi avvicino a lui con consueta umiltà.

Cerco di imparare il più possibile da lui. Passiamo giornate intere in studio a registrare le chitarre. Adoro suonare la chitarra in studio con lui, perché, nonostante lui non sia un chitarrista, riesce a darmi delle dritte, a suggerirmi delle note, delle melodie, che sono straordinarie.

Lui è un melodista grandissimo. Scrive di continuo, proprio perché trae ispirazione da qualunque cosa veda o senta.

Anche in treno, ci è capitato di fare dei viaggi in treno lunghissimi, lui sta lì con la sua cuffia ed il suo computer ad elaborare idee che poi avremmo portato in studio.

Jean Michel è questo in sostanza, ci tengo a ribadirlo, è un bagaglio di cultura e musica itinerante.»

Quali progetti ci sono in programma per il futuro?

«Sicuramente siamo alle prese con la definizione di uscita di questo progetto discografico, nel mentre abbiamo abbracciato anche delle produzioni cinematografiche di cui realizzeremo, o completamente o parzialmente, le colonne sonore.

Una di queste sarà una produzione internazionale. Proprio in questi momenti si sta definendo, a Roma, quello che sarà l’inizio delle riprese.

Siamo legati a questo genere di attività dal punto di vista della produzione discografica.

In realtà poi, ogni musicista desidera solo salire sul palco a suonare.

In attesa di definire l’uscita del disco e l’avvio di un vero e proprio tour, saremo un po’ in giro ad effettuare delle date di avvicinamento a questo tour.

Ritengo che non riusciremo ad uscire prima dell’estate con il disco, per cui il tour non partirà prima dell’estate, però abbiamo ricevuto una serie di inviti ad alcuni festival e a situazioni interessanti dove ci piace esibirci.

Ogni musicista ha bisogno di salire sul palco a suonare.»

La redazione del XXI Secolo coglie l’occasione per ringraziare l’artista, Ivan Margari, per la disponibilità, nonché per la gentilezza.

Emanuele Marino
Emanuele Marino
Giornalista pubblicista, nonché studente universitario iscritto alla facoltà di Lettere Moderne presso l'Università degli studi di Napoli Federico II