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domenica, 4 Giugno 2023

Ischia: l’Acquedotto dei Pilastri

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Deborah Santoro
Deborah Santorohttps://www.21secolo.news
Laureanda in Archeologia e Storia delle Arti presso l’Università Federico II di Napoli, ama riportare alla luce la storia dei luoghi del passato, senza tralasciare miti e leggende, considerate parte importantissima della cultura popolare. Amante delle arti culinarie, si diletta ai fornelli. Crede nel giornalismo al servizio della verità e ad essa si presta.

Era la seconda metà del 500 quando a Ischia, venuta a mancare la sorgente d’acqua nei pressi della spiaggia di Cartaromana, che per molto tempo aveva garantito l’approvvigionamento idrico agli abitanti dell’isola, si rese necessaria la costruzione di un sistema alternativo di approvvigionamento idrico che scongiurasse il rischio della sete.

Il Cardinale Antoine Perrenot de Granvelle, all’epoca vicerè di Napoli, incaricò il cavaliere Orazio Tuttavilla, governatore dell’isola, di occuparsi della realizzazione di un acquedotto che trasportasse le acque della sorgente di Buceto, in località Fiaiano, fino ad Ischia Ponte. Tuttavia, Tuttavilla riuscì a dare avvio al progetto solo grazie ad una pesante tassazione sui cereali, scelta in totale discordanza con le direttive del vicerè.

Dopo circa quattro chilometri di scavi tutti in discesa, le maestranze impiegate nel progetto si arresero quando, giù allo Spalatriello, si ritrovarono di fronte alla piana di Rio Corbore e alla ripida salita che conduce in località Sant’Antuono. Furono condotti un gran numero di accertamenti dai quali emerse che il corso d’acqua non avrebbe mai potuto superare il dislivello a causa della troppo bassa pressione. Il progetto fu così abbandonato fino al 1673.

L’opera fu completata solo due secoli più tardi, nel 1759, come testimonia una lapide marmorea ospitata sulla facciata dell’antico palazzo comunale di Ischia Ponte. Sebbene la presenza della targa commemorativa quasi nessuno ricorda l’incredibile sforzo di un grande uomo che si incaricò di sovrintendere alla costruzione dei due ordini di archi, affidandosi esclusivamente all’iniziativa privata, Monsignor Girolamo Rocca, che proprio nel 1673 fece il suo ingresso in diocesi e sposò il progetto da tempo abbandonato.

Non le difficoltà economiche, non i fallimenti, non i problemi tecnici, nulla riuscì a scoraggiare Monsignor Girolamo Rocca e, sebbene oggi giorno la sorgente di Buceto non serva più il comune di Ischia, è solo grazie all’intraprendenza di Rocca che oggi l’isola può vantare uno straordinario monumento di ingegneria idraulica che si articola per circa 550 metri dalla contrada Spalatriello fino alla salita che conduce in località Sant’Antuono.

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