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Ischia, la tradizione del liquore al mirto selvatico

L’isola d’Ischia è nota come “Isola Verde” in riferimento all’abbondante vegetazione che la caratterizza, costituita in gran parte da boschi, vigneti e dalla macchia mediterranea; dunque non sorprende che sia possibile trovare spontaneamente piante come il mirto, magari mentre si passeggia tra pini, ulivi, lecci, in una delle bellissime pinete presenti sul territorio, respirando aria buona.

Dalla raccolta delle bacche di mirto, si ricava un ottimo liquore, che ad Ischia è diventato una vera e propria tradizione autunnale, se non natalizia.

Il liquore ricavato dalle piccole e tondeggianti bacche di mirto, è di colore rosso intenso, ottenuto dall’infusione idroalcolica di bacche di mirto, di cui conserva il caratteristico profumo, con l’aggiunta di dolcificanti quali lo zucchero (meglio se zucchero di canna integrale, che non altera le proprietà organolettiche delle bacche) oppure il miele e vino rosso.

La raccolta delle bacche di mirto, avviene a mano, nei boschi di Ischia, caratterizzati da una fitta vegetazione, freschi d’estate e umidi d’inverno. Minuziosamente si raccolgono le bacche una ad una, scegliendo quelle più grandi, o dalla forma sferica, in modo da raggruppare frutti che siano più o meno della stessa dimensione. Una volta raccolti, si adagiano nelle caratteristiche ceste, realizzate a mano dagli artigiani locali, grazie ad un lavoro prettamente manuale basato sull’uso della canna tagliata a striscioline e poi intrecciata con l’aiuto di forbici o puntoni.

Le bacche vengono poi messe in infusione, in alcool puro, per circa trenta giorni, al riparo da spiragli di luca. Importante ricordare che oltre alle bacche, nel recipiente d’infusione, vanno aggiunte anche delle piccole foglioline, accuratamente deterse.

Trascorso il tempo utile, il composto verrà filtrato e si aggiungeranno dolcificanti, e vino rosso. Il liquore ottenuto sarà poi messo a riposare, prima di essere gustato. Solitamente si gusta verso dicembre, dato che il periodo di raccolta piena, è da ottobre agli inizi di novembre.

Ad Ischia, isola verde caratterizzata da un clima mite durante tutte le stagioni dell’anno, il mirto è una vera e propria tradizione, che numerose persone portano avanti e ancora condividono. La ricetta è presa in prestito dal tipico liquore sardo, con l’aggiunta di qualche variante sconosciuta, che le massaie ischitane, non rivelano a tutti.

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e 44676560_10215730127037741_7166884675544154112_n 44700949_10215730150798335_2983236721333764096_n 44726424_10215730135557954_1805964723548585984_n 44787612_10215730136837986_5211909699498147840_n diffusione

Il Mirto appartiene alla famiglia delle Myrtaceae, originario delle zone  calde e subtropicali dell’Europa meridionale e del Nordafrica. Ad ischia, esso ha un notevole sviluppo, è vigoroso e spontaneo, ma può essere anche riprodotto, per talea o per seme.

Il nome del genere deriva dalla parola greca myron che significa ‘profumo’ per il caratteristico aroma sprigionato dalle foglie quando vengono stropicciate.

Storia e credenze

In tempi remoti, il Mirto era considerato una pianta di buon auspicio. Quando i soldati partivano si cingevano il capo con una corona di mirto come porta fortuna.
Gli antichi greci pensavano che chi coltivava, raccoglieva e conservava il mirto, o lo usava per adornare gli abiti, fosse accompagnato da energia e vigore. Non a caso era la pianta prediletta dagli atleti e dai grandi guerrieri.

La mitologia greca fa del Mirto una pianta sacra ad Afrodite (Venere dei Romani). Secondo la leggenda la dea, dopo il giudizio di Paride, si cinse con una corona di Mirto. Ovidio racconta che la stessa, uscendo dalla schiuma del mare, si sarebbe celata dietro un cespuglio di Mirto per nascondersi allo sguardo di un satiro.

Roma era considerata la città del Mirto. Pare che esistesse già come pianta spontanea nel territorio fin dal tempo della sua fondazione.

Inoltre, nel dipinto di Sandro Botticelli “Nascita di Venere“, si può notare che la sopra la fanciulla con l’abito bianco decorato da fiordalisi che accorre per coprire Venere con un manto fiorito (probabilmente o una delle Ore, le dee dell’ordine nella natura e delle stagioni; le ancelle di Zeus, che dopo la nascita di Venere insieme alle Carìti fecero parte del corteo di Venere, oppure una delle tre Grazie, figure della mitologia romana, replica delle Carìti greche) vi è un albero di mirto.

Curiosità

Il nome della Mortadella deriverebbe dal termine Myrtarium, in riferimento all’antico utilizzo delle bacche di mirto per aromatizzare l’insaccato senza utilizzare per forza il pepe.
In sardo Mortadella si dice Murtadella, presumibilmente da murta (mirto in sardo).

Molto importanti sono le proprietà medicamentose del mirto, utilizzato sia per uso esterno che interno; infatti, l’infuso delle foglie aromatico-amarognole, raccolte quando le bacche non sono ancora mature, vanta proprietà utili per la digestione, disinfettanti, balsamiche, curative delle bronchiti.

Per quanto concerne il mirto ad Ischia e la sua relativa diffusione, esso cresce spontaneamente al Cretaio, nel bosco della Maddalena, a Zaro, a Punta Imperatore e nella Pineta di Fiaiano. Delle zone splendidamente incontaminate, dove giovani e meno giovani, si divertono, con l’arrivo dell’autunno, a raccogliere cesti di bacche, ammirando la bellezza della vegetazione e i panorami mozzafiato che fanno da cornice all’ambiente.

Il profumo che sprigiona il mirto è inspiegabile e solo chi lo intercetta e prova, può capire cosa esso possa scatenare. Un brindisi con un bicchiere di liquore al mirto, è un inno alla vita, alla famiglia, alle tradizioni, alla cultura, tutte caratteristiche che accomunano gli abitanti di Ischia.