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giovedì, 8 Giugno 2023

Iraq: Mosul nelle mani degli islamisti

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Dopo gli scontri e i bombardamenti delle ultime ore in Iraq, Mosul è finita nelle mani dei miliziani dell’Isis, lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante. A darne notizia è stato il presidente del parlamento dell’Iraq, Osama al-Nujayfi, ovvero il fratello di Athil al-Nujayfi, governatore di Mosul.

Erano già 4 giorni che la città era diventata teatro indiscusso di attacchi tra le forze dell’ordine governative e i combattenti dell’Isis. Mosul, la seconda città irachena, si trova a circa 400 chilometri di distanza da Baghdad, ed è composta da cittadini di etnie e religioni diverse, tra cui turchi, cristiani e turcomanni, ma che, per la gran parte, è abitata da arabi di tendenze sunnite.
Ieri sera i ribelli dell’Isis hanno preso possesso della sede governativa nel centro della città, oltre che della sede del consiglio provinciale di Mosul e di diversi quartieri: “decine di morti e feriti” è stato il resoconto delle forze dell’ordine, che si sono ritrovati a scontrarsi con i combattenti del movimento islamista congiunti ai ribelli di Al-Qaeda. Il numero delle vittime si aggiunge alle circa 800 persone uccise solo nel mese di maggio a causa di violenze di stampo terroristico, a questi si addizionano i rifugiati fuggiti dalle loro terre per sottrarsi agli attentati. Lo stesso governatore al-Nujaify è stato costretto alla fuga, dopo aver emesso un appello per suggerire l’organizzazione di comitati popolari di combattimento contro le forze jahidiste.

L’obiettivo dei combattenti dell’Isis sembra essere quello di ergersi come punto di riferimento delle minoranze sunnite ed è per questo che sono in procinto di occupare ogni zona dell’Iraq. Attualmente sono già in possesso della città di Falluja, la settimana scorsa si erano appropriati di alcuni quartieri di Samarra e ora è toccato a Mosul. In particolare nella zona a ovest di Mosul, sembra che i ribelli abbiano attaccato la prigione di Badush appoggiando la fuga di circa 2725 reclusi, dopo essersi impadroniti dell’aeroporto e della sede della polizia nel dipartimento di al-Dawasa. Intanto Nechirvan Barzani, premier del Kurdistan, ha lanciato accuse molto dure nei confronti del governo di Baghdad: “non ha protetto abbastanza Mosul (…) ha impedito alle forze di sicurezza curde di intervenire quando i miliziani qaedisti hanno assaltato la zona”. Nelle ultime ore alcuni camionisti turchi, trasportatori di gasolio, sono stati sequestrati durante il loro viaggio verso Mosul. Hasip Kaplan, il deputato del partito HDP filo-curdo, ha dichiarato di aver ricevuto diverse telefonate dai camionisti, mentre erano già stati sequestrati dagli islamisti.

Dopo l’occupazione dell’Università di Anbar della settimana scorsa, gli attentati non trovano un punto di confine: qualche ora fa, a Baquba, provincia di Diyala, è esplosa una bomba durante il funerale di un professore universitario di tendenze sunnite, morto nella giornata di ieri e, secondo i primi dati, ammonterebbero a 30 le vittime di tale atto terroristico. Anche a Tuz Khurmatu, nel nord iracheno, è avvenuto un altro attentato che ha visto protagonisti un camion bomba e un’autobomba con alla guida dei terroristi suicidi che si sono fatti esplodere nella zona dove risiede il partito dell’Unione patriottica del Kurdistan, partito del presidente Jalal Talabani.

Per la prima volta si assiste in Iraq al controllo totale di una provincia nelle mani degli islamisti e si teme un ritorno della guerra del 2006-2007, tra sunniti e sciiti, che provocò disastri e vittime.

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