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giovedì, 21 Settembre 2023

Iraq: l’esercito riconquista Baiji

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Ancora scontri in Iraq, dove le forze jihadiste non arrestano lo loro avanzata. Dopo l’agguato contro la raffineria di Baiji, la più importante della città, l’esercito è riuscito a riprenderne il controllo. “Possiamo affermare che la raffineria è ora sotto il controllo completo delle forze di sicurezza, ci sono stati tentativi da parte dei nemici di attaccare le nostre truppe tra ieri e oggi, ma il nostro esercito è riuscito ad affrontarli” ha dichiarato il generale Qassem Atta al-Moussawi, rammaricato anche per gli attacchi aerei che continuano a provocare morti.

Ancora poco chiara appare la notizia relativa ai bombardamenti di alcuni droni statunitensi, nella zona di al-Qaim, al confine con la Siria. A diffondere la notizia pare sia stato il sito della Bbc che sembra aver attinto da fonti in contatto con il premier Nuri al-Maliki. La stessa informazione è stata, poi, confermata da al-Iraqiadi, ovvero la tv irachena di stampo governativo. Il Pentagono, dal canto suo, non ha esitato a smentire la notizia attraverso il tweet dell’ammiraglio John Kirby che ha escluso un probabile attacco da parte degli Usa: “le voci oggi sui media che droni Usa hanno colpito obiettivi dell’Isis in Iraq non sono vere”.
I dati relativi alla guerra in corso non sono confortanti; sono circa 1,2 milioni gli sfollati costretti alla fuga dalle terre irachene: i dati ultimi confermano che sono circa 700mila le persone che hanno abbandonato il centro iracheno e circa 500mila coloro che hanno disertato le zone a nord. Inoltre in 18 giorni sono morti più di 1.000 civili e oltre 1.200 di loro sono rimasti feriti. I dati sono stati diffusi da Rupert Colville, il portavoce dell’Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite: “crediamo che il bilancio possa essere ancora più alto”, ha dichiarato Colville, mentre il vescovo ausiliare di Baghdad, Shlemon Warduni, ha lanciato l’appello “fermate il commercio delle armi”, per contenere le barbarie in atto.

Non mancano le speculazioni e le strategie comunicative di diffusione delle idee jihadiste. Dopo la propagazione idealista sui social network, arrivano i gadget: siti e-commerce e negozi mostrano, con fierezza, le t-shirt e i pupazzi con il logo in bella mostra dell’Isis. Si chiama Zirah Moslem il rivenditore ‘ufficiale’ dei ‘souvenir’ sunniti, un indonesiano che ha deciso di promuovere la sua mercanzia direttamente sulla personale pagina Facebook composta da circa 9mila fan e già rimossa dai gestori del social network. Le frasi più gettonate sono Mijahedeen around the World, Mijahedeen for Life e I love Jihad, che si aggiungono ai pupazzi con abiti da mujaheddin con loghi anche di altre organizzazioni, tra cui Hamas e i Talebani, con tanto di fucili tra le manine morbide. Non manca Twitter tra gli strumenti utilizzati dai rivenditori che, tramite i propri account, sono riusciti a smistare i prodotti già in molti negozi di abbigliamento: in Turchia, precisamente a Bagcilar, un quartiere di Istanbul, la zona più ‘europea’ della città, sono state postate su Twitter le foto di un negozio nelle cui vetrine sono esposte le t-shirt con il logo dell’Isis. La frase sarcastica di uno degli utenti del web, che ha postato le foto, è stata: “Se vi state chiedendo cosa sia di tendenza per i jihadisti questa estate visitate la nuova boutique dell’Isil a Istanbul”.

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