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lunedì, 29 Maggio 2023

Iraq: nuovo assalto all’Università di Anbar

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Ancora scontri in Iraq dove, nelle ultime ore, è stata assaltata l’Università di Anbar da alcuni uomini armati che, secondo le prime indiscrezioni della polizia e delle forze dell’ordine, avrebbero reso prigionieri diversi studenti, trattenendoli all’interno dei dormitori accademici.

Probabilmente a capo del blitz ci sono i soldati dell’Isil, Stato islamico in Iraq e nel Levante, un gruppo di ribelli appartenenti al ramo degli jahidisti, che avrebbero ucciso le sentinelle in servizio al momento dell’assalto. Anbar, cittadina della provincia di Ramadi, è sotto il controllo dei combattenti islamici e di altre organizzazioni anti-governo.
Già ieri gli scontri in Iraq avevano provocato panico nel paese: l’obiettivo dei miliziani è stata una scuola, a nord dell’Iraq, precisamente a Mosul, dove gli scontri avvenuti tra i ribelli dell’Isil e i soldati delle forze dell’ordine governative, hanno provocato la morte di oltre 100 persone, tra cui donne e bambini, probabilmente utilizzati come clipei umani contro gli attacchi. I ribelli, legati ad al-Qaeda, nei giorni scorsi hanno imposto la loro violenza assaltando stazioni di polizia e palazzi del governo, a dimostrazione della loro potenza e del loro controllo all’interno del paese. Vere e proprie stragi si susseguono nel paese mediorientale, dove il rendiconto delle vittime rischia di eguagliare le cifre toccate durante l’inasprimento della guerra civile del 2006/2007.

Qualche giorno fa, a Samarra, altri combattimenti hanno visto protagonisti i ribelli e, di conseguenza, le vittime degli agguati: sono circa 500mila gli sfollati, secondo le stime dell’Onu, costretti ad abbandonare le proprie terre, ormai sotto il controllo dei ribelli e, secondo le dichiarazioni di Adrian Edwards, il portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite, il numero degli esuli potrebbe aumentare. Questa situazione ha determinato uno stato di emergenza legato alla impossibilità di assicurarsi acqua potabile, dato questo, che potrebbe condurre al propagarsi, senza freni, di malattie infettive. “Le autorità locali dicono che 28 camion-cisterna di acqua potabile arrivano ogni giorno nell’area, ma questo soddisfa appena il 50% del fabbisogno”, ha rivelato Edwars, palesando una reale preoccupazione per l’integrità del paese “Abbiamo il bisogno urgente di accelerare la nostra risposta che è difficile per tre ragioni: il deteriorarsi della sicurezza che rende difficile raggiungere i bisognosi di aiuto; la dispersione dei profughi in quasi tutto il paese e la scarsezza delle donazioni”.

I combattimenti in corso trovano radici nella difformità di pensiero tra miliziani islamici e governo: i primi sono sunniti, mentre i secondi sono di tendenze sciite. I sunniti sono i fedeli alla Sunna, ovvero le tradizioni relative alla corrente ortodossa, che trova in Maometto l’unico vero Profeta della religione islamica; gli sciiti, invece, credono in Alì e nella sua stirpe, visto come principale intermediario (imam – ndr) tra Dio e gli esseri umani. Una guerra, quella irachena, mai del tutto terminata, legata, pertanto, a motivazioni religiose e, di rimando, anche economiche, che continua a perpetrare danni e vittime

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