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Intervista a Carmine Stabile

La gioia di grandi e piccini, ieri, in occasione dell’accensione delle luminarie presso piazza Francesco Coppola, in seguito all’intitolazione del “Vicoletto Pietro Colletta” a Rita Atria. Un segno di riscatto per un quartiere che certamente vive le sue difficoltà, ma tenta di affrontarle con coraggio e determinazione.

Di seguito le riflessioni del consigliere DemA della quarta municipalità di Napoli, Carmine Stabile.

Rita Atria, un’adolescente che ha scelto di combattere per un ideale di giustizia. Da cosa è scaturita la decisione di intitolarle una strada?

Stamattina abbiamo eseguito con il sindaco e con varie associazioni, comitati e cittadini un’intitolazione, nella zona di Forcella, a Rita Atria. Questa testimone di giustizia suicidatasi dopo l’omicidio di Paolo Borsellino. Il senso di quest’intitolazione, in quella zona della città particolarmente attenzionata, è dare testimonianza di una ragazza, ancora diciassettenne, che ha deciso di ribellarsi alla sua stessa famiglia (perché veniva da una famiglia mafiosa). Di ribellarsi e di cambiare strada, anche se poi ha pagato con la sua vita lo sconforto dopo l’omicidio di Paolo Borsellino. Però ci è sembrato giusto farlo in quella zona della città, dov’è ancora presente, purtroppo, il marchio e il sapore delle cose brutte della camorra e della mafia. Una zona della città attraversata però da tante realtà positive come associazioni, commercianti, semplici cittadini, parrocchie e scuole, che si danno da fare per un riscatto del territorio. Quindi, a fronte di ciò, anche per dare una testimonianza e un supporto a questa realtà, si è deciso stamattina di intitolare una strada a Rita Atria.

Durante la cerimonia sono stati letti brani tratti dallo spettacolo “Il giudice e la ragazzina”. Qual è l’insegnamento che s’intende trasmettere?

Io credo che il messaggio fondamentale e importante sia che se si vuole cambiare si può, pur essendo ancora giovani e ragazzini. A volte si pensa che i giovani siano poco attenti a certe realtà e invece Rita Atria, come tanti giovani, ci dimostra che cambiare si può. Se si vuole si può cambiare strada. Perché anche nei nostri territori, nei nostri quartieri tanti giovani e tanti ragazzi s’impegnano per il cambiamento del territorio. Riguardo ciò io credo che noi, come istituzioni locali, dobbiamo supportare queste realtà, dobbiamo essere vicini a queste realtà. I cittadini attivi, i giovani, i ragazzi non devono sentire le istituzioni ostili ma vicine, di accompagnamento.

Presenti in piazza anche molti ragazzi. Loro, che rappresentano il futuro, come possono contribuire alla costruzione di una società più giusta?

Credo che ognuno debba fare bene quello che è chiamato a fare e in questo quartiere in particolare. Qui ci troviamo presso rione Luzzatti, una zona della periferia della città di Napoli, venuta alla ribalta positivamente per la serie de “L’amica geniale”. Se ognuno fa bene quello che deve fare la camorra, la mafia, il malessere sociale, il disagio sociale possono essere sconfitti. Perché il male che c’è in giro va sostituito con un supplemento di bene, un supplemento di positività e noi proviamo a fare questo.

A suo parere, al giorno d’oggi, bisogna avere paura oppure è possibile sentirsi al sicuro?

La paura è sempre presente. Nessuno di noi può dire di non aver paura nel momento in cui mette mano e affronta certe situazioni. Anche Paolo Borsellino confessava “Io ho paura”, ma la paura non l’ha frenato, non l’ha fermato. La paura non ci ferma, almeno fino ad ora la paura non ci ha fermato e se siamo uniti, se siamo compatti con le realtà positive dei nostri quartieri la paura risulterà meno di ostacolo, sarà meno d’impedimento e ci sarà questa forza in più per andare avanti.