Infibulazione obbligatoria per tutte le donne del califfato tra Iraq e Siria. È quanto emerge da un comunicato reso noto qualche giorno fa dall’agenzia di stampa Adnkronos International, stando al quale Abu Bakr al-Baghdadi, leader dei jihadisti dell’Isis, ovvero lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante, ha ordinato che la pratica mutilatoria venga applicata ad ogni ragazza del califfato autoproclamato il 29 giugno 2014. Avvalendosi degli hadith, vale a dire i detti emanati dal profeta Maometto, nei quali vi sarebbero tracce di quest’ordine, gli jihadisti stanno diffondendo numerosi comunicati tutti indirizzati alle donne e tutti contenenti imposizioni e limitazioni, dallo “jihad del sesso” che implica il concedere le ragazze vergini della propria famiglia ai jihadisti, alla segregazione dei sessi nelle università. Il decreto, la cui autorità non è stata ancora accertata, stabilisce l’infibulazione per tutte le donne dello Stato islamico, vale a dire il territorio che si estende da Aleppo in Siria a Mossul in Iraq.
Il testo, che reca diversi errori tipografici e fonti non certe, dice testualmente: “per proteggere lo Stato islamico in Iraq e nel Levante e nel timore che il peccato e il vizio si propaghino tra gli uomini e le donne nella nostra società islamica, il nostro signore e principe dei fedeli Abu Bakr al Baghdadi ha deciso che in tutte le regioni dello Stato islamico le donne debbano essere cucite”. Sgomento e incredulità sono le reazioni più ovvie e le più comuni nel mondo occidentale. In primo luogo perché la pratica in sé suggerisce un qualcosa di poco ortodosso, di “barbaro”, fatto al corpo della donna, in quanto comporta la mutilazione e la cucitura dei genitali femminili; in secondo luogo perché le ragioni ad essa sottostanti, imposizioni di natura religiosa, lasciano ancora più perplessi. Ci si chiede dunque se il volere di un Dio possa veramente rendere più accettabile e meno dolorosa una pratica simile. Ma questo si sa, è un quesito antico come il mondo.
L’infibulazione è una manipolazione dei genitali femminili che arreca danno al corpo della donna, in quanto consiste nella mutilazione della clitoride, delle piccole labbra e di parte delle grandi labbra, con conseguente cucitura della vulva, in modo da limitare il piacere e predisporre l’organo al solo scopo riproduttivo e di espletamento delle funzioni corporee. Si tratta di una pratica adottata in molti paesi almeno in parte islamici, come Egitto meridionale, Sudan, Eritrea, Nigeria, con origini tribali e antiche. Ciò che sconvolge l’opinione pubblica odierna è la facilità con la quale tali ordini vengano attuati nonostante un’ epoca in cui la lotta ai diritti femminili sta abbattendo ogni barriera.