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In protesta i cinema: lecito fino a che punto?

Mondo del cinema in protesta.

Le proteste si basano in massa sul presupposto che non debbano esserci dubbi sul fatto che nell’emergenza di una pandemia che sembra non finire più abbiamo davvero bisogno di arte, cultura e bellezza. Ne abbiamo bisogno come comunità e come singoli individui: senza infatti saremmo tutti più deboli, più poveri.

I dati della pandemia però, continuano ad essere piuttosto gravi. “Vorrei rispondere con la stessa franchezza alle critiche: ho l’impressione che non si sia percepita la gravità della crisi e che non si siano percepiti i rischi del contagio in questo momento“, osserva Dario Franceschini, ministro per i beni e le attività culturali.

“Io mi impegno affinché questa chiusura sia la più breve possibile, dipenderà ovviamente dall’andamento epidemiologico ma questo è il mio impegno. Chi governa deve assumersi delle responsabilità, deve essere così sempre, figuriamoci dentro un’emergenza sanitaria, sociale ed economica come questa. Bisogna assumersi delle responsabilità, si possono fare cose giuste e cose sbagliate ma ci deve essere un’assunzione di responsabilità collettiva e individuale”, continua il ministro.

Essendo realisti, l’unica arma che si ha in questo momento è rallentare, svuotare, isolare. Chiudere quello che si deve, rinunciare a quello che si può. E allora determinati sacrifici vanno fatti, anche se tutto ciò comporta dei fattori di protesta. I cinema e i teatri si sono già svuotati e le proteste aumentano. E ad ogni modo, nel loro piccolo contribuiscono al movimento, alla circolazione, alla riunione ed aggregazione di persone che in questo momento può soltanto aumentare i rischi, nonostante gli artisti siano in protesta.

Il videomessaggio si conclude con un appello: “Se ognuno fa il proprio dovere ricostruiremo quel clima di coesione sociale di cui c’è un grande bisogno. Poi verrà il tempo delle divisione e delle analisi su quel ce è stato fatto o non è stato fatto, ma oggi di fronte ai malati, di fronte ai contagi, di fronte ai rischi per la vita e la salute non è questo il tempo. Per questo chiedo a voi, personalità della cultura, mondo della cultura in generale, che avete una grande influenza sull’opinione pubblica, vi chiedo di dare un contributo per la coesione sociale, ne abbiamo un grande bisogno”, conclude il ministro.