Questa mattina l’imprenditore Giuseppe Mandara, tra i più importanti produttori di mozzarella in Campania, è stato arrestato dagli uomini della Dia di Napoli con l’accusa di associazione camorristica e riciclaggio. Dalle indagini condotte dai P.M. Milita e Maresca è emerso che sin dal 1983, anno in cui si sono accesi per la prima volta i riflettori sulla minuscola azienda casertana, Mandara avrebbe beneficiato del sostegno del clan La Torre di Marcianise.
Secondo i magistrati, come riportato da Il Sole 24 ORE, Mandara non solo avrebbe finanziato la sua società con capitali sporchi ma si sarebbe avvalso di vere e proprie risorse umane mafiose utilizzate per azioni di intimidazione, finalizzate “all’acquisizione di terreni destinati all’ampliamento del complesso aziendale” per garantirsi “l’acquisto a prezzi concorrenziali” di burro e altri ingredienti. L’imprenditore caseario era già noto agli inquirenti, visto che nel 2012 era finito in manette per gli stessi reati. Ma il Tribunale del Riesame e la Cassazione avevano revocato l’ordine di arresto in quanto il principale collaboratore di giustizia che lo accusava di essere l’imprenditore di riferimento della malavita locale, era stato ritenuto inattendibile.
Ma i rapporti tra Giuseppe Mandara e la giustizia italiana non finiscono qui: nel 1991 viene condotto in carcere su ordine del Giudice delle Indagini Preliminari di Santa Maria Capua Vetere poiché sospettato, allora come oggi, di avvalersi della collaborazione del boss Augusto La Torre per la sua azienda di latticini. Dopo due mesi di carcere ottiene i domiciliari e successivamente ad appena un anno dall’avvio dell’istruttoria, viene scagionato per mancanza di prove. Come riportato da Il Sole 24 ORE, a incastrare l’imprenditore erano state le telefonate con il capocamorra. Conversazioni che i suoi avvocati ridussero a un innocuo rapporto di frequentazione e di amicizia. Dopo il pentimento del padrino di Mondragone sembra però che il nome di Mandara iniziò a circolare negli ambienti giudiziari con la stessa velocità con cui le sue mozzarelle arrivavano sulle tavole di Napoli e provincia.
Riceviamo e pubblichiamo in data 27.06.14, per dovere di cronaca, completezza d’informazione e a tutela degli interessati, la seguente nota inviata dall’azienda Mandara:
“Il pentito La Torre è inattendibile: ecco il dispositivo del Riesame che annulla la misura cautelare a carico dell’imprenditore Giuseppe Mandara.
NAPOLI – In relazione all’articolo pubblicato in data 15 maggio 2014 sulla vs testata giornalistica dal titolo “In manette il re della mozzarella”, si specifica quanto segue:
In data 4 giugno u.s., la X sezione del Tribunale del riesame di Napoli (collegio B), composta dai giudici Mariella Montefusco, Luca Purcaro ed Elisabetta Catalanotti, ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari per Giuseppe Mandara disponendone “l’immediata liberazione”. Sono stati così accolti i motivi di ricorso presentati dagli avvocati Raffaele Pellegrino e Vittorio Guadalupi.
“Ritiene, infatti, il collegio che il compendio indiziario a carico dell’indagato – si legge nel dispositivo dei giudici depositato il 18 giugno scorso – non sia idoneo a fondare i gravi indizi di colpevolezza in ordine ai reati contestati e posti a fondamento dell’ordinanza impugnata”. E questo perché “va infatti considerato che il GIP non ha espresso nessuna valutazione in ordine alla attendibilità di Augusto La Torre, essendosi limitato a indicare i provvedimenti giudiziari nei quali il La Torre era stato giudicato attendibile e recependo in modo acritico le dichiarazioni rese”. Eppure, rileva il Riesame, “nelle loro nuove propalazioni si evidenziano numerose anomalie e incongruenze. In particolare, va osservato che nessun elemento di novità si profila in relazione all’investimento di denaro del La Torre nel caseificio”, oggetto – quest’ultimo – di una precedente misura cautelare in carcere per il Mandara, anch’essa annullata dal Riesame prima e dalla Cassazione poi.
Rispetto alle singole vicende contestate a Giuseppe Mandra, insomma, “nessun elemento di novità, quindi, si profila che consenta una diversa valutazione dell’attendibilità del La Torre – scrivono ancora i giudici nel provvedimento di annullamento della misura cautelare -: non vi sono nuovi elementi di riscontro, non si è sciolto il nodo relativo all’esistenza di rancore, non si è fornita idonea spiegazione sul perché abbia reso dichiarazioni ad otto anni di distanza dall’inizio della collaborazione e solo dopo che era stato denunciato da questi [Mandara, ndR] e abbia sospeso i pagamenti. Ne consegue che tutto quanto narrato dal La Torre Augusto non può essere posto a carico del Mandara, perché proveniente da soggetto intrinsecamente non attendibile ed estrinsecamente non riscontrato”.“