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In Afghanistan il sistema sanitario è al collasso

In Afghanistan il sistema sanitario è arrivato al collasso, si aggrava la crisi umanitaria.

Complice l’interruzione degli aiuti umanitari a seguito del blocco  finanziario imposto dagli Stati Uniti e dall’Occidente, l’87% delle strutture sanitarie presenti nel Paese ha chiuso. Secondo uno studio della rivista Lancet, una riduzione dei servizi sanitari tra il 39% e il 52% potrebbe significare un devastante aumento delle morti infantili fino a un totale di 2.170 decessi al mese, ma i numeri potrebbero essere molto più alti.

Attualmente in Afghanistan  sopravvivono appena 300 strutture sanitarie rispetto alle 2.300 che operavano sul territorio prima della presa del potere da parte dei talebani.

La già fragile situazione del Paese ha subito un’accelerazione dopo la salita al potere dei taleban. Quasi la totalità delle spese della sanità dipendevano dall’esterno, i cui canali finanziari sono ora “congelati”.

Ancor prima del loro arrivo, tuttavia, in Afghanistan il sistema sanitario era in una delle peggiori situazioni a livello globale; il caos politico, economico e sociale portato dall’instaurazione dell’Emirato islamico compromesso del tutto un già così fragile equilibrio. Pochi giorni fa, il capo delle operazioni di Intersos, che in Afghanistan gestisce due trauma point per le emergenze mediche, ha raccontato che la spesa sanitaria del Paese dipende per la quasi totalità dagli aiuti finanziari provenienti dall’estero. Con le riserve economiche estere della banca afghana “congelata” dopo l’arrivo dei talebani, il settore della sanità è stato tra i primi a crollare.

Tra le poche realtà ancor presenti sul territorio restano alcuni tra i più grandi attori della cooperazione internazionale, come Intersos e Save the Children: dopo un’interruzione per motivi di sicurezza, quest’ultima ha ripreso i servizi sanitari salvavita nelle province di Kandahar, Balkh, Nangarhar, Langham e Kunar dove ha prestato soccorso a 1.340 bambini e madri con servizi sanitari e nutrizionali. Oltre ai servizi di base e quelli materno-infantili, è importante sottolineare l’assistenza alla salute mentale della popolazione, che molti report hanno già descritto come critica.

 

Dora Caccavale
Dora Caccavale
Nata a Napoli (classe 1992). Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università degli Studi di Napoli Federico II. Autrice del libro "Lettere di Mattia Preti a Don Antonio Ruffo Principe della Scaletta" AliRibelli Editore. Organizzatrice di mostre ed eventi artistici e culturali. La formazione rispecchia il suo amore per l'arte in tutte le sue forme. Oltre alla storia dell'arte ha infatti studiato, fin da bambina, danza e teatro. Attualmente scrive per la testata XXI Secolo.