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Liliana Resinovich, il dna non appartiene né al marito né a Sterpin

Si infittisce il mistero della morte di Liliana Resinovich. Il dna trovato sul cordino che stringeva i sacchetti di nylon dove era infilata la testa non appartiene a nessuna delle figure coinvolte nella vicenda. Non sarebbe né del marito, Sebastiano Visintin, né dell’amico Claudio Sterpin e né al vicino di casa, Salvatore Nasti.

Questo emerge dai primi risultati delle analisi effettuate dalla Scientifica nell’ambito delle indagini sulla morte della donna, scomparsa il 14 dicembre scorso a Trieste e poi trovata cadavere a inizio gennaio nel Parco di San Giovanni, non distante dalla casa in cui viveva proprio col marito Sebastiano.

Liliana Resinovich, la comparazione del dna non ha dato l’esito sperato

Come riferisce Il Corriere della Sera, la comparazione del materiale biologico estratto dal reperto con i codici genetici dei tre uomini (nessuno di loro è indagato), ai quali gli inquirenti avevano chiesto il dna per tentare di risolvere il giallo della morte della 63enne, ha dato esito negativo.