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“Il mostro di Pianura” morto l’uomo che fece a pezzi la madre

Il Mostro di Pianura”, così era soprannominato Eduardo Chiarolanza, l’uomo che ad agosto scorso uccise e fece a pezzi il corpo della madre, confessandolo senza remore. 

L’uomo affetto da gravi disturbi psichici, era in carcere dallo scorso settembre, accusato di omicidio. 

Chiarolanza era ricoverato all’Ospedale Cardarelli di Napoli, dopo aver subito un’aggressione all’interno del carcere di Poggioreale, dieci giorni fa.

Da quanto si è appreso, l’altro detenuto col quale condivideva la cella, anche lui affetto da problemi psichiatrici, lo aveva inspiegabilmente aggredito, causandogli lesioni gravi che lo hanno portato al decesso.

Eduardo Chiarolanza è morto proprio a causa delle profonde lesioni alla testa provocate da un oggetto con corpo contundente, probabilmente uno sgabello.

Chi era “Il mostro di Pianura”

Il 26 agosto scorso, Eduardo Chiarolanza, residente a Pianura, uccise la madre, fece il corpo a pezzi e lo gettò in una campagna poco distante da casa sua. A dare l’allarme fu il fratello dell’omicida.

Sin da subito i dettagli che portarono la donna al decesso, apparvero raccapriccianti. L’uomo, in stato confusionale, raccontò agli inquirenti di essersi “ispirato” ad un libro, presumibilmente un horror, pianificando nel dettaglio l’omicidio della mamma, Eleonora di Vicino, 85enne di Pianura.

Elementi crudeli e drammatici sono poi emersi dagli esami condotti sulle varie parti del corpo, tristemente smembrato e sezionato dall’uomo, ritrovato in parte anche all’interno di un cassonetto della spazzatura.

Il 9 settembre, infatti, al confine tra il comune di Quarto e il quartiere partenopeo dove vittima e carnefice abitavano, sono stati ritrovati alcuni sacchi neri contenenti resti umani. 

Eduardo Chiarolanza, per la crudeltà messa in atto, fu subito soprannominato “Il mostro di Pianura”, appellativo che si è portato dietro fino ad oggi, giorno della sua morte.

Deceduto a causa delle lesioni alla testa provocate da un oggetto, probabilmente uno sgabello, col quale il suo compagno di cella lo aveva ripetutamente e violentemente colpito.

Dunque non una morte naturale, come era trapelato dalle prime indiscrezioni, ma un peggioramento repentino delle condizioni di salute dell’uomo, ricoverato da più di dieci giorni.

A proposito di morte naturale, ricordiamo che il matricida, inizialmente dopo il ritrovamento del corpo della madre, si era appellato ad un decesso dovuto all’età della donna; versione che sin da subito non convinse gli inquirenti, e alla quale seguì la confessione vera e propria.

Il caso che vede coinvolto Chiarolanza ha inoltre aperto un importantissimo dibattito tra quanti continuano a sostenere che all’interno delle carceri italiane, sia necessario più controllo, affinché non si verifichino episodi come questo.

Più volte, Polizia Penitenziaria e sindacati si sono pronunciati contro la gestione molto problematica nelle carceri di detenuti afflitti da problemi psichiatrici.