Il Natale si avvicina e, nelle cucine degli italiani, ricompaiono i gustosi e caldi piatti tipici di tale periodo. Una delle portate beneventane di origini più remote, da riproporre di questi tempi, è il Cardone beneventano.
La storia
Il Cardone beneventano altri non è che un derivato dell’antipasto francese noto con il nome di “consommé“, brodo chiarificato a base di carne o pesce.
Il Cardone, difatti, consiste in una zuppa di pollo sfilettato, a cui si aggiungono i cardi, piante appartenenti alla famiglia delle Asteraceae.
Gli altri ingredienti principali di questa brodosa composizione sono le uova sbattute e le polpette macinate di carne e pinoli.
La nascita di questa ricetta è da collocarsi in tempi piuttosto lontani da noi, probabilmente, inoltre, tale portata era preparata e consumata dalle classi più umili.
Si ritiene che il cardone fosse una vivanda presente perlopiù sulle tavole delle famiglie dei contadini.
Il luogo preciso che avrebbe dato i natali al Cardone sarebbe da individuare nel comune di San Giorgio del Sannio.
La preparazione
La preparazione richiede tempi piuttosto lunghi, poiché si impiegano almeno due giorni per realizzare il piatto. Un giorno prima, occorre dedicarsi all’addolcimento del sapore della pietanza, con l’accurata aggiunta dei cardi.
L’elaborazione prevede l’aggiunta di un pollo cresciuto in modo naturale, cardi e uova fresche. Oltre ai componenti basilari, lo chef che si cimenterà in questa prova dovrà procurarsi cipolle, carote, sedano e un paio di pomodorini.
Non dovranno poi assolutamente mancare il prezzemolo, mollica di pane raffermo, parmigiano, aglio tritato e succo di limone.
Premiazione
Recentemente, il Cardone ha ricevuto svariate lodi ed è stato considerato il miglior piatto tradizionale fra gli agriturismi internazionali.
Il Campionato nazionale di Agrietour ha quindi deciso di ricompensare Nunzia Veronica Iannelli, proprietaria del locale La Collina di Roseto. Nunzia ha presenziato alla composizione proprio distribuendo porzioni di questo piatto.
Marco Rossetti e Francesca Topi, giornalisti ed enogastronomici, hanno presieduto la giuria del concorso e hanno riconosciuto il valore dell’elemento facente parte del patrimonio culinario campano.