mercoledì 24 Aprile, 2024
13.4 C
Napoli
spot_img

Articoli Recenti

spot_img

Il 23 maggio 1992 strage di Capaci

La strage di Capaci è entrata di forza nella storia contemporanea del Paese, e lo ha fatto tingendo di rosso sangue un maggio caldo di trent’anni fa, sembra sia avvenuto solo ieri.

 Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo ed i tre uomini della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro sono morti con 500 chili di tritolo in una galleria dell’autostrada A29 che collega Palermo a Mazara del Vallo.

A far attivare il telecomando che ha causato l’esplosione fu Giovanni Brusca, ma l’uccisione di Falcone .

23 maggio 1992: sono oramai passati tre decenni dalla strage di Capaci

 Quel 23 maggio 1992 l’Italia si fermò, così come le trasmissioni televisive che sono state interrotte per edizioni straordinarie trasmesse a causa della terribile notizia. Era un pomeriggio di caldo e soleggiato, e alle 17.58 una terribile esplosione che uccise senza pietà.

 L’unica “colpa” dei due magistrati era quello di nuotare in un mare popolato da squali e le ombre scure che anche strisciavano intorno e dentro i palazzi di giustizia e, forse, anche quella di appartenenza alla “antimafia Pool”, creata per indagare la presa della criminalità organizzata con epicentro in Sicilia.

Il processo per la strage di Capaci si è concluso nel 1997 con 24 ergastoli per quelli che sono considerati i probabili esecutori e mandanti della strage.

Successivamente ci fu l’appello e la Corte Suprema fino al 2008. Proprio in quell’anno, Gaspare Spatuzza, ha cominciato a collaborare, e da lì un nuovo processo è nato, chiamato “Capaci bis”.

 Infine, nel 2016 la corte d’assise di Caltanissetta ha condannato quattro dei cinque imputati di mafia nel processo per la massima pena.

 Nel punto in cui è stato premuto il telecomando c’è una casa bianca con vernice blu con scritto “No alla mafia”; un modo per esorcizzare il male con una scritta metaforica per tutti quelli che percorrono l’autostrada che conduce dall’aeroporto “Falcone e Borsellino”.

 Quei massacri, tuttavia, non si sono piegati alla coscienza nazionale, che oggi vive illuminandosi attraverso migliaia di studenti.

 In questi giorni, circa 70.000 studenti provenienti da tutta Italia ricordano le vittime della mafia con l’iniziativa #PalermoChiamaItalia.