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Il 2 febbraio nasceva Aldo Palazzeschi

Il 2 febbraio del 1885 nacque Aldo Palazzeschi.

Una vita, la sua, caratterizzata da una lunga attività di scrittore, accostatosi anche a movimenti contemporanei. Il celebre autore e poeta, non si sposò, non ebbe nessun legame sentimentale, se non la sua amata poesia, l’unica speranza per riuscire a contrastare le contraddizioni dell’esistenza. 

Il 2 febbraio nasceva un uomo di grande cultura: tra ironia e contraddizioni

Il poeta italiano, uno dei più importanti della storia letteraria italiana, fino al 1905 firmò le opere prodotte con il nome di battesimo: Aldo Giurlani, per poi adottare uno pseudonimo, utilizzando il cognome della nonna, Palazzeschi appunto, con cui tutti lo ricordano oggigiorno.

La produzione letteraria di Aldo Palazzeschi copre un arco temporale molto ampio: è del 1905 il suo primo volume di versi (I cavalli bianchi); invece risale al 1969 il suo ultimo romanzo, Stefanino.

Il periodo compreso tra il 1909 ed il 1912 fu il più proficuo dal punto di vista letterario. 

Nell’aprile 1909 furono infatti pubblicati i Poemi di Aldo Palazzeschi, a cura di Cesare Blanc. Fu proprio allora che Palazzeschi ottenne i primi veri e propri riconoscimenti, la cosiddetta “celebrità”, spinta soprattutto da Marinetti, che lo arruola subito nella rumorosa schiera dei futuristi investendolo del proprio attivismo promozionale.

In novembre Palazzeschi consegna di persona a Marinetti a Milano un nuovo libro di poesie con il titolo provvisorio Sole mio.

L’opera più importante scritta da Aldo Palazzeschi è: ”Il Codice di Perelà”, considerato dai critici letterari uno dei capolavori della narrativa italiana del Novecento. Con questo libero Palazzeschi anticipa il genere dell’ “antiromanzo”, in cui la “favola” si arricchisce di elementi allusivi ed allegorie di vario genere.

Lo studio e la trasposizione nella scrittura della contraddittorietà e del suo equilibrio si rivelano di fondamentale importanza nella produzione letteraria ma anche teatrale e nella condivisione dei fondamenti del futurismo, caratterizzandosi come una conquista che si realizza nella poesia. 

Le tematiche ricorrenti combinano personaggi e situazioni che si moltiplicano gli uni dagli altri tra i romanzi in modi sempre diversi e originali.

Sicuramente ciò che maggiormente caratterizza le opere del poeta futurista, nato a Firenze il 2 febbraio del 1885 è la coerenza interna ai testi prodotti da Palazzeschi.

Si tratta di rievocazione del mondo ottocentesco o semplicemente la descrizione di determinate e spesso labili situazioni umane, sociali, culturali, politiche, contraddistinte da un’intensità senza eguali.

Palazzeschi aderì al futurismo ma in modo del tutto originale, ed ecco perchè le sue opere si distinguono per l’allegria e la dinamicità che si legge tra le righe delle storie proposte ai lettori. È come se il poeta fiorentino, scrivesse giocando in modo libero, spietato, insensibile e anche critico. 

Una cinica ironia che si riscontra anche ne Il Codice di Perelà, il cui protagonista è un uomo di fumo. Far ridere o semplicemente sorridere, è per Palazzeschi un modo per smascherare i vizi, le contraddizioni, gli schemi ordinati, tutto ciò che è imposto dalla società.

E proprio in questo modo il poeta futurista riesce a “raggirare” le convenzioni sociali, talvolta facendo divertire, e altre volte ancora dissacrando senza scrupoli.

« Son forse un poeta? / No, certo…», ma conclude con sorridente garbo: «Io metto una lente / davanti al mio cuore / per farlo vedere alla gente. / Chi sono? / Il saltimbanco dell’anima mia».

È uno dei passaggi principali di una delle poesie più apprezzate del poeta futurista, letta e riletta dai letterati e anche tra i banchi di scuola quando si studia la complessità e la forte attualità di Palazzeschi.

In questo caso, l’analisi di Palazzeschi, anche se con fare gioioso, si basa sulla negazione delle attività intellettuali più nobili, il comporre poesia, il dipingere, il fare musica, e tutto viene ridotto all’ironica immagine funambolesca del poeta-saltimbanco.