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I cetacei si spiaggiano, ma perché?

Il fenomeno dello spiaggiamento dei cetacei è un fenomeno controverso che da molti anni divide la comunità scientifica.

Le ipotesi sul perché questo particolare e disastroso comportamento dei cetacei si manifesta sono molteplici e spaziano dall’individuale al comportamento collettivo.

Parlando di cause individuali, ad esempio, possiamo pensare a quegli animali che per patologie o situazioni di difficoltà si avvicinano alla costa, dove possono trovare un bassofondo sul quale poggiarsi e respirare senza sforzo.

La causa dello spiaggiamento può variare da specie a specie, anche in relazione alla tipologia di comportamento sociale: talvolta, come accaduto per lo storico spiaggiamento di Vasto del 2014, gli individui del branco seguono fino a terra quello o quelli di loro che sono in difficoltà.

Le cause possono essere anche ambientali.

Anche se non c’è una vera e propria correlazione tra l’inquinamento e il fenomeno dello spiaggiamento, è stata registrata una corrispondenza tra animali malati e concentrazioni di sostanze inquinanti nei loro tessuti.

Inoltre,  anomalie locali nel campo geomagnetico, alle quali i cetacei sono sensibili, possono disorientare questi animali.

Gli spiaggiamenti avvengono in tutto il mondo, ma  le zone in cui risultano più concentrati sono Nuova Zelanda, Australia e Cape Cod nel Massachusetts.

Queste località hanno alcune caratteristiche in comune: la posizione geografica, la presenza di litorali bassi e sabbiosi, dove sono presenti sedimenti molto sottili.

Il fenomeno degli spiaggiamenti di massa è legato anche alla possibile interferenza di tecnologie di ecoscandaglio come i sonar, utilizzati solitamente per mappare il fondale marino e individuare siti ideali per le attività di pesca, sul sistema di orientamento dei cetacei. Il fenomeno è stato indagato  dallo studio “Swimming and diving energetics in dolphins: a stroke-by-stroke analysis for predicting the cost of flight responses in wild odontocetes”, condotto da Terrie M. Williams dell’Università della California e pubblicato sulla rivista Journal of Exoperimental Biology.