Alcuni batteri sottoposti alla modificazione genetica si trasformano in veri e propri file da archiviare, proprio come quelli presenti nei database dei nostri computer: i microorganismi hanno però il precipuo compito di conservare preziose informazioni del DNA. L’ Istituto di Tecnologia del Massachusetts si è occupato di questa ricerca che potrebbe arrecare notevoli innovazioni nel monitoraggio dell’inquinamento dei mari e dei livelli di anidride carbonica, piuttosto che controllare il livello glicemico e quello lipidico nel nostro sangue.
Gianfranco Risuleo, biologo molecolare presso l’Università la Sapienza di Roma, ha affermato che i batteri sono degli oggetti biologici di una grande flessibilità e la cui semplicità li ha resi potenzialmente molto validi. Finora, infatti, essi hanno trovato applicazione nella distruzione del petrolio e nell’ingestione del polistirolo, ovviamente previa modificazione della relativa struttura genetica.
I ricercatori degli Stati Uniti, che hanno condotto lo studio in oggetto, hanno approfondito tale flessibilità dei batteri e hanno adoperato quello specifico dell’Escherichia coli, in maniera tale che esso registrasse nel DNA i dati acquisiti dall’esterno. Nel caso di specie tali microorganismi sono stati modificati in laboratorio in modo che essi stessi producessero una proteina in grado di scrivere sequenze di DNA in determinati punti della catena genetica: l’attivazione di tale proteina avviene, tuttavia, solo grazie a particolari farmaci o con l’influenza di impulsi provenienti dall’esterno come i raggi di luce.