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I bassi napoletani: storia, cultura e tradizione

I bassi napoletani, i cosiddetti “vasci” sono delle abitazioni che sorgono al piano terra o spesso al di sotto del livello stradale, in determinate zone di Napoli, facendosi “spazio” tra i palazzi.

Storia, cultura e tradizione napoletana

I bassi appartengono alla tradizione sociale e culturale napoletana, nella quale s’inseriscono, in armonia con la variegata stratificazione sociale, tipica della città.

Il luogo simbolo dove poter ammirare questo tipo di costruzione, spesso visitabile, e oggetto di visite guidate e tour, sono i Quartieri Spagnoli, ma anche la zona di Montesanto o la Sanità.

La storia del capoluogo napoletano, se letta ed interpretata come  macro-storia rappresentativa dal punto di vista prettamente sociale, in riferimento ad usi e costumi, è imprescindibile dal cosiddetto basso, inteso come contesto abitativo.

Le caratteristiche degli abitanti dei bassi napoletani, s’intrecciano con quelle della città di Napoli, creando un vero e proprio patrimonio culturale senza tempo, che non smette di affascinare.

Significativo oltre al carattere storico di tali costruzioni, lo studio etimologico ed antropologico che le le contraddistingue.

Il termine basso infatti, deriva, come è facile intuire, sia dalle caratteristiche della struttura, posta al piano terra o al di sotto di esso, sia dalla stratificazione e diversificazione sociale ed ambientale che va a delineare l’identità di Napoli, e che caratterizza l’allocazione dei diversi spazi abitativi della città.

Ciò si ricollega anche alla forte crisi economica vissuta dal popolo napoletano, legata al fenomeno del grande inurbamento della città di Napoli.

Tra il XVI e il XVII secolo gli Spagnoli, per evitare lo spopolamento delle campagne circostanti, bloccarono lo sviluppo edilizio in città.

Fu così che contadini e artigiani non trovando alloggio in città dovettero adattarsi in “spazi di fortuna”, in quegli scantinati, che fino a momento fungevano da depositi.

Bassi napoletani: etimologia e connotazioni storico-sociali

Il termine napoletano “vascio”, appunto basso, apparve per la prima volta nella letteratura napoletana del Seicento, per poi entrare a far parte successivamente, di una serie di registri notarili, e nel 1764 nei registri sanitari relativi all’epidemia di peste che colpì fortemente la città.

Quella terribile epidemia spaventò gli abitanti di Napoli, tant’è vero che ancora oggi probabilmente, quella pulizia tanto maniacale che mettono in atto quotidianamente, le donne dei bassi, ne è una testimonianza. 

Una memoria collettiva, quella sulle epidemie, che si è tramutata in ossessione per la pulizia del proprio “vascio”.

Dunque i bassi, oltre ad essere una vera e propria icona storica di Napoli, rappresentano uno spaccato di vita vissuta, di storia, realtà, folklore, cucina e tradizione. 

Passeggiare tra le stradine strette dove sorgono i bassi, “inciampare” in una pietra rialzata, oppure “scontrarsi” con i vestiti stesi ad asciugare che sventolano tra una finestra e l’altra, lasciandosi inebriare da quell’atmosfera suggestiva, è un piacere unico e raro.

Qualcosa che dev’essere vissuto e non può essere pienamente spiegato a parole.

Un’esperienza unica, che si colora di diverse sfumature, un patrimonio che già i letterati ed i poeti del tempo (tra i quali Basile) decantavano o mettevano in scena già in passato. 

Ricordiamo tra questi, in un passato non troppo lontano, Eduardo De Filippo, o i tanti romanzi di Matilde Serao, che provavano ad analizzare e mettere in luce, la vera identità dei “vasci napoletani”, che oggi più che mai vivono una fase di riscatto.