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Honduras: migliaia di migranti avanzano verso gli Stati Uniti

Dall’Honduras agli Stati Uniti sola andata.

Sono migliaia i migranti che in questi giorni hanno intrapreso un lungo viaggio a pieni verso il nord America attratti dalle nuove prospettive di vita sotto la futura amministrazione di Joe Biden.

Partiti da San Pedro Sula, nel sud-ovest dell’Honduras, venerdì scorso, in più di 6.000 divisi in due gruppi sono riusciti a varcare il confine con il Guatemala a El Florido, nonostante il governo di López Obrador abbia rafforzato i controlli.

Hanno lasciato la loro terra, il proprio Paese, con la speranza generata dal cambio di amministrazione e da un possibile spostamento delle politiche migratorie con il Governo di Joe Biden, che entrerà in carica il 20 gennaio 2021. Fuggono dalla violenza, dalla miseria aggravata dalla devastazione lasciata dagli uragani e dalla gestione incontrollata della pandemia.

Il principale ostacolo, oltre alle forze armate e di sicurezza che hanno creato tensione lungo il percorso cercando di disperdere la grande ondata migratoria, è rappresentato dal Messico. Le autorità hanno infatti rafforzato i controlli al confine meridionale, nello Stato del Chiapas e soprattutto sul ponte internazionale Rodolfo Robles tra Ciudad Hidalgo e Tecún Umán. 

A questo, inoltre, va aggiunta l’emergenza sanitaria dovuta al covid-19 e ogni migrante sarà sottoposto ai protocolli e ai controlli del Segretario alla Salute.

Le autorità dei paesi colpiti dall’onda migratoria proveniente dall’Honduras tengono comunque al rispetto dei diritti umani dei migranti nonostante siano già stati registrati alcuni episodi di tensione.

Lorena Guzmán, coordinatrice per le migrazioni del Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) in America Centrale e Messico, ricorda che queste persone arrivino da una situazione precaria a cominciare dalla pandemia e gli uragani verificatisi nel paese di provenienza.

Per non parlare di come questi ultimi, tra giovani e famiglie con minori, affrontino gli sbalzi termici. Ad aggravare la situazione, è soprattuto la pandemia, i cui rischi in queste particolari condizioni, nonostante l’utilizzo delle mascherine, siano andati a moltiplicarsi.

Martha Keays, direttrice regionale per le Americhe della Federazione internazionale delle società della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa (IFRC), si è detta preoccupata sulla potenziale esclusione dei migranti dai piani di prevenzione covid-19. A questo non sono da escludere altri pericoli quali mancanza di protezione e abusi.

Un’ondata migratoria che arriva, e quasi ne è motivata, in un momento politico cruciale che vedrà Joe Biden, il prossimo mercoledì, prendere in mano la situazione americana e subentrare a Donald Trump, che lascerà la Casa Bianca solo qualche ora prima dell’Inauguration Day, al quale non presenzierà.

In una conversazione telefonica avvenuta prima di Natale tra López Obrador e il presidente eletto Biden si è  concordato di iniziare un nuovo percorso nella politica di immigrazione e, almeno sulla carta, hanno promesso di promuovere “la cooperazione tra Stati Uniti e Messico per garantire un migrazioni sicure e ordinate, contenere il coronavirus, rilanciare le economie del Nord America e mettere in sicurezza il confine comune.”

Il futuro presidente americano ha infatti ammesso, nel tratto finale della campagna elettorale, che durante il mandato di Barack Obama, quando lo stesso è stato vicepresidente, questa emergenza non è stata affrontata con la giusta urgenza. Ora ha in programma di regolarizzare 11 milioni di persone che si trovano negli Stati Uniti senza documenti nei primi giorni della sua amministrazione.

Questo è solo uno dei tanti programmi che Joe Biden ha in mente di attuare e cancellare così quella che è stata l’era di Trump.