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Halloween: tra cultura, tradizioni e usanze

Halloween: c’è chi lo festeggia e chi invece si diverte a denigrarlo, ma nonostante ciò, si tratta di una “festa” che ultimamente coinvolge sempre più persone, soprattutto giovani.

In ogni città si festeggia sin dai tempi antichi, con modalità e tradizioni differenti; tra queste ovviamente anche Napoli, dove in passato i bambini, proprio il 31 ottobre, si divertivano con la cosiddetta “questua dei morti”.

Oltre alle tradizioni sociali, la città di Napoli si contraddistingue anche in questo caso, per l’originalità che caratterizza il comparto culinario.

Tra le varie preparazioni, oltre al celebre “Torrone dei morti”, esiste una bevanda che si rifà al protettore della città, San Gennaro.

Si tratta di un cocktail spaventoso, che unisce sacro e profano, senza denigrare nessuno dei due aspetti. La protagonista del drink è l’amarena che conferisce una tonalità rossa che a sua volta  richiama il miracolo dello scioglimento del sangue del Santo patrono.  

Halloween: un cocktail … da paura

Per ricordare San Gennaro, ed il suo miracolo, proprio in questo periodo i napoletani si dilettano in cucina, anche con le bevande… spaventosamente buone. Per preparare il drink tipico di Halloween, servono:

  • Soda,
  • Limone,
  • Sciroppo di amarena,
  • Cubetti di ghiaccio.

“Il sangue di San Gennaro”, si ottiene in pochi semplici passaggi: basterà miscelare tutti gli ingredienti con uno shaker, il classico bicchierone d’acciaio usato dai barman ma se non lo si possiede, una brocca capiente va benissimo. Dopo aver mescolato bene si può aggiungere la soda ed il ghiaccio. 

Naturalmente il drink è analcolico, quindi adatto anche ai bambini che sono soliti festeggiare Halloween, ma per gli adulti si può realizzare del vermut che renderà ancora più gustosa la bevanda, conferendogli un gusto intenso.

Una festa pagana? Tra opinioni, festeggiamenti e critiche

Napoli è una città dai mille volti e il 31 ottobre, anche se Halloween non appartiene alla nostra tradizione, il centro storico offre tantissimi oggetti e simboli votivi, tra i quali qualche edicola sotto alle quali, scavate nella pietra di tufo, sono evidenti delle cavità, i «Purgatori», contenenti statuine di creta a mezzo busto avvolti dalle fiamme.

Simbolo di un’antica tradizione con i morti di cui non si conosce l’identità e la cui devozione è viva tutto l’anno.

Dal punto di vista letterario, ricordiamo che Halloween a Napoli è sempre esistito, così come sottolineò la scrittrice Matilde Serao, nel 1904 sulle pagine de Il Giorno.

“Domani mattina, a Dio piacendo, saremmo svegliati dalle immancabili ossa incrociate che faranno eco tra le strade di Napoli; e due, cinque o dieci bambini faranno eco al rumore degli spiccioli caduti al loro interno, sgusciando tra i nostri piedi, agitando la cosiddetta cascetella e gridando: – Signori, e muorte”.

La celebre scrittrice e giornalista si riferiva ai piccoli scugnizzi che chiedevano una piccola offerta per accendere le candele delle anime pezzentelle. 

E l’usanza di chiedere qualche spicciolo non è una usanza anglosassone, come in molti ribadiscono; da sempre a Napoli il 31 ottobre ci si scambia dolci per simboleggiare i doni che i defunti portano dal cielo e contemporaneamente l’offerta di ristoro dei vivi per il loro “viaggio”. Un modo per esorcizzare la paura della morte e per renderla in qualche modo più “dolce”, seguendo tradizioni incontaminate, anche se spesso criticate dalla religione e preparando cibi tipici del periodo.

A dispetto di quanto si possa pensare, Halloween, Ognissanti e la Commemorazione dei defunti sono tre feste che hanno tante cose in comune. Innanzitutto la loro origine: quando la Chiesa cattolica si trovò ad affrontare il problema delle feste pagane, tra cui quella di Halloween, particolarmente radicate nei costumi popolari, capì che era più facile inglobarle che estirparle. In risposta ad Halloween, Papa Gregorio II spostò la festa di Ognissanti al primo novembre; più tardi, venne istituito anche il Giorno dei Morti, il 2 novembre.

La denominazione della festa deriva da: “All Hallows’ Eve“, e significa “la vigilia di tutti i Santi”.

Al di là di ragioni presumibilmente patriottiche alle quali si appella chi non festeggia Halloween, e in un paese democratico è più che normale scegliere di non farlo, purché non si critichi, ricordiamo che in Campania i morti non muoiono mai davvero, restano tra noi a scrutarci e se necessario, perfino ad aiutarci.

II grande Eduardo De Filippo a tal proposito diceva che “I morti sono sotto i tappeti, sotto le sedie, sotto i mobili.”