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Guitar technical workout, l’opera di Gianluca Martino

La redazione del XXI Secolo ha avuto l’onore ed il piacere di intervistare una figura del mondo della musica molto importante, facente parte di una band di fama internazionale, Gianluca Martino, chitarrista dei Rockets.

Gianluca Martino
Gianluca Martino

Chi è Gianluca Martino? 

«Innanzitutto un saluto a tutti i lettori di XXI secolo ed un ringraziamento alla redazione per avermi contattato. Gianluca Martino è un chitarrista elettrico ed acustico di Milano con un’esperienza ultratrentennale (ahimè, il tempo passa e la carta d’identità non concede sconti…). Da sempre il mio lavoro (parliamo in prima persona, che è meglio) si è articolato in diversi settori: prima di tutto quello di “turnista” o, per dirla all’americana, di “session-man”, ovvero di professionista che viene convocato da altri artisti o produttori per suonare nei propri dischi o nelle varie produzioni. In questa veste ho lavorato in numerosi progetti discografici e televisivi collaborando, in studio e dal vivo, con vari artisti italiani ed internazionali quali Percy Sladge, Loredana Bertè, Marcella Bella, Boney M, Articolo 31, Alessandro Canino e molti altri.

Da sempre ho affiancato a questo percorso anche quello didattico. Ho lavorato in numerose accademie musicali del nord Italia come insegnante di chitarra, teoria e musica d’insieme. Attualmente sono direttore didattico di The Music Lab, scuola di musica sita a Milano ( website tmlmilano.com ). Scrivo articoli di didattica chitarristica per alcune note testate di settore e sono endorser per diversi marchi di strumenti musicali.

Da gennaio di quest’anno sono stato convocato nel direttivo della Nazionale Azzurri Italiani in veste di co-direttore artistico della resident band che suonerà in tutti gli eventi, nonché ( e qui ci sta proprio un altro ahimè…) di centrocampista. Ne approfitto per invitarvi alla prima partita che si svolgerà nella prima metà di giugno allo stadio “Renzo Barbera” di Palermo».

Ci parli delle origini della sua carriera musicale. 

«Ho iniziato a suonare la chitarra all’età di 16 anni, mosso da una grande passione ed un fervore che mi hanno portato a studiare in modo molto intenso sin da subito. Sono partito con un grande interesse per il rock, in tutte le sue declinazioni, Poi però ho iniziato a studiare con un insegnante specializzato nel jazz, il quale mi ha tramesso l’amore per questo genere musicale. Da qui ho iniziato a sviluppare amore ed interesse per tutti i generi, imparando ad amare la musica a 360 gradi. Oggi come oggi ascolto di tutto, dalla classica al metal, dal jazz al blues, dal pop alla dance, senza pregiudizi di sorta. Questa forma di elasticità e versatilità si ripercuote anche nel mio modo di suonare: non ho un genere prediletto, mi piace suonare di tutto, saltellando in continuazione tra la chitarra elettrica, acustica e classica. Ho avuto la fortuna di iniziare a lavorare in questo mondo molto giovane. I primi ingaggi risalgono all’età di 19 anni; e, come già esposto nella risposta precedente, la mia carriera si è sviluppata in diversi fronti».

Lei è un membro dei Rockets dal 2004, cosa si prova a fare parte di una band conosciuta a livello internazionale? 

«La collaborazione con i Rockets è quella che indubbiamente mi ha dato le maggiori soddisfazioni in tutta la mia carriera, oltre ad essere la più longeva. Quando sono stato contattato da Fabrice Quagliotti, leader della band, quasi non credevo alle mie orecchie. Per chi come me è nato alla fine degli anni 60, i Rockets hanno rappresentato un’icona dell’innovazione e della ricerca nel sound e nel look, ed hanno suscitato un grandissimo interesse in Italia e all’estero che ci accompagna tutt’ora. Sin da subito mi sono sentito membro effettivo della band, non un semplice session-man. Collaboro infatti in maniera sostanziale alla scrittura ed all’arrangiamento dei brani, sia in fase di composizione che in quella di adattamento al live. Siamo reduci, peraltro, da uno splendido tour in Russia dove abbiamo presentato il nostro ultimo album “Wonderland” nonché celebrato il quarantesimo anniversario di “Plasteroid”, uscito per l’appunto nel 1979».

Parliamo adesso del suo libro, da dove nasce l’idea di dedicarsi alla scrittura?

«Come detto, la mia attività nel settore didattico è iniziata sin da subito. Insegno ad allievi di tutte le età da oltre trent’anni, ed ho pertanto sviluppato una metodologia ed una filosofia di lavoro che mi accompagnano nella mia carriera e che mi piace trasmettere ai miei studenti. L’idea di mettere tutta questa esperienza nero su bianco mi è balenata in testa già molto tempo fa, ma un po’ per via dei mille impegni, un pò a causa della mia malcelata refrattarietà ai mezzi tecnologici, la cosa è stata sistematicamente rinviata. Galeotto fu l’incontro con Andrea Boncore, che si occupa del management del progetto, ed Alessandra monaco, titolare della casa editrice “La strada per Babilonia”, che hanno creduto in questa idea e mi hanno stimolato a realizzarla in tempi brevi. Da li il progetto grafico di Davide “Dab” Raimondi, la comunicazione di Raquel Martinez e la traduzione in inglese di Monica Acquati».

Cosa significa per lei questo libro e quale messaggio vuole lanciare attraverso di esso?

«Questo libro, il primo di una vera e propria collana, è la sintesi di quella mia personalissima filosofia di lavoro cui facevo cenno in precedenza. La scommessa è quella di rendere creativa ed interessante una materia notoriamente considerata arida e sterile quale la tecnica pura. Guitar Technical Workout vuole essere una vera e propria enciclopedia del movimento delle mani rivolta a chitarristi e bassisti a tutti i livelli, dal dilettante che vuole solidificare la propria tecnica di base al musicista esperto che vuole perfezionarsi. Il mantra alla base di tutto ciò è…. Impara ad imparare, cioè prendi uno spunto, cambialo, rielaboralo, personalizzalo, modificalo… ovvero, imparata una cosa imparane dieci, cento, mille, un milione.

Laforza di questo percorso sta nella costanza e nella concentrazione. Le nuove generazioni ( ora farò il vecchio santone…) sono disabituate all’idea di fare fatica per ottenere un risultato, specie in settori di nicchia quali quello artistico, Oggi si vuole tutto e subito. Per i giovani della mia generazione era un “lavoro” anche solo acquistare un disco. I libri di didattica erano praticamente introvabili. Per cui invito tutti i fruitori del mio libro, ed anche tutti gli altri, ad imparare la cultura della pazienza, della fatica e del lavoro. Per imparare l’arte non servono i “talent” e men che meno gli “youtuber”…».

Ci sono altri progetti di scrittura in cantiere per il futuro?

«Didatticamente parlando i progetti imminenti sono legati alla collana “Guitar Technical Workout”; porteremo in giro nelle accademie e negli store di tutta Europa un ciclo di master class legate a questo progetto in una sorta di vero e proprio tour. Nel frattempo sto già lavorando ai volumi seguenti, che completeranno il percorso didattico. Artisticamente parlando i progetti cui sto lavorando sono, a parte i Rockets, la preparazione del tour di Umberto Alongi, cantautore di Lugano, che propone il suo lavoro in tutta Europa ed in sud America, nonché la collaborazione, vecchia ormai di quasi tre anni, con Marcello Ma, artista milanese che riscuote un grande successo in Russia ed in tutto l’est Europa. Inoltre, nel corso della seconda metà di quest’anno, si articoleranno gli eventi sportivi e musicali della Nazionale Azzurri; per ora vi anticipo solo l’appuntamento ai primi di giugno allo stadio di Palermo, ma…. News coming soon!!!

Grazie ancora a tutti per l’attenzione e…spero di incontrarvi presto in uno dei miei eventi.».

La redazione del XXI Secolo ringrazia Gianluca Martino per la cordialità e la disponibilità dimostrata nel corso dell’intervista, cogliendo l’occasione per augurare un prosieguo florido, sia per quanto riguarda la propria carriera personale, sia per quanto riguarda quella della band.

 

Emanuele Marino
Emanuele Marino
Giornalista pubblicista, nonché studente universitario iscritto alla facoltà di Lettere Moderne presso l'Università degli studi di Napoli Federico II