Una violenta esplosione, con relativo incendio, è stata avvertita ieri, verso le 14 e 20 circa, nella parte est dell’Ucraina, più precisamente nella regione di Poltava, lungo un gasdotto che porta il gas russo in Europa. Il gasdotto Urengoy-Pomary-Uzhgorod fu costruito a metà anni ’80, e trasporta il gas dalla Siberia occidentale alla Slovacchia. Stando alle testimonianze fiamme alte 200 metri sono state viste fuoriuscire dal gasdotto. “Alle 14:20 abbiamo ricevuto comunicazione di un’esplosione del gasdotto in un campo tra due piccoli villaggi”, ha riferito una portavoce della polizia di Poltava. L’incendio, avvenuto ad un km dal primo centro abitato, è stato subito domato dai vigili del fuoco e non ha causato nessun ferito né tantomeno ha portato qualche implicazione sul regolare transito di gas in Europa, secondo quanto affermato dalla società di fornitura di gas ucraina Ukrtransgaz. Tuttavia Kiev avanza ipotesi di sabotaggio di stampo terroristico. Il ministro dell’Interno ucraino Arsen Avakov afferma, in una nota pubblicata sul sito web del ministero: “E’ un ennesimo tentativo della Russia di screditare l’Ucraina come partner nel settore del gas”. Inoltre aumentano le vittime: sono stati uccisi altri due giornalisti, il corrispondente russo Igor Kornelyuk a causa delle ferite riportate per colpi di mortaio nell’est del Paese e un reporter della stessa troupe, Anton Voloshin, il cui corpo senza vita è stato ritrovato stanotte dai ribelli filorussi.
La questione della fornitura di gas in Ucraina è ancora tesa: la Russia chiude i rubinetti verso l’Ucraina. I recenti negoziati tra Russia, Ucraina e Ue non sono serviti a trovare un compromesso sulla questione energetica, anzi si prospetta, con terrore da parte dell’ Europa intera, una terza guerra del gas, dopo quelle del 2006 e del 2009. Iuri Prodan, ministro dell’Energia ucraino, ha assicurato la continuità dei flussi di gas verso l’Europa; tuttavia il commissario Ue all’Energia Gunther Oettinger ha parlato di un’ipotesi concreta di carenza di gas nel prossimo inverno in tutto il vecchio continente. Benchè la situazione sia meno drammatica del 2009, grazie al gasdotto Nord Stream, che passa dal Mar Baltico e permette di bypassare l’Ucraina, l’emergenza energetica è una realtà. il premier ucraino Arseni Iatseniuk ha chiesto ai ministeri dell’Energia e della Giustizia di prepararsi all’eventualità anche se Kiev afferma di avere riserve a sufficienza fino a dicembre.
I due contendenti, Kiev e Mosca, intanto si accusano: per l’Ucraina si tratta di una “nuova tappa dell’aggressione russa”, mentre la Russia dal canto suo, parla di “ricatto politico” esercitato con il pretesto del gas. La battaglia è però anche legale: Mosca preme sul pagamento del debito accumulato dall’Ucraina, la quale insiste affinchè sia stabilito un prezzo equo. L’interruzione della fornitura è avvenuta a seguito di un ultimatum lanciato dal Cremlino a Kiev per il pagamento entro stamane di 1,95 miliardi di dollari come parte del debito accumulato per il gas. Ciononostante il governo ucraino si è rifiutato chiedendo la riduzione del prezzo impostogli dalla Russia in seguito all’insediamento del governo filo-occidentale.