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Guardia giurata uccisa a Piscinola, la sentenza è da rifare

Ricomincia tutto dal principio per Annamaria, moglie di Francesco Della Corte, la guardia giurata uccisa da tre ragazzi e morta il 16 marzo 2018. La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza della Corte di Appello di Napoli che aveva condannato i tre giovani a 16 anni di reclusione. I giudici vorrebbero discutere la questione davanti ad un’altra sezione, concedendo le attenuanti generiche ed eliminando l’aggravante della crudeltà.

“E’ una tortura, stiamo cercando di riprenderci e adesso arriva questa decisione che potrebbe farci ricadere di nuovo. Ma affronteremo questa nuova sfida con ancora più forza.” Questo il commento di Annamaria, che chiede giustizia.

Il fatto

La guardia giurata, 51 anni, in quella terribile serata era di servizio presso la stazione della metro di Piscinola-Scampia quando tre ragazzi lo aggredirono con una spranga di ferro e lasciato agonizzante. Dopo 13 giorni morì presso l’Ospedale Cardarelli.

I  ragazzi,  all’epoca tutti e tre minorenni, furono identificati dalle telecamere di sorveglianza. In caserma confessarono di aver aggredito la guardia giurata anche se non fu mai capito il movente. Non è chiaro se aggredirono la vittima per impossessarsi della pistola (cosa che non accadde) o se si sia trattato di violenza gratuita. Subito l’accusa fu omicidio volontario e tentata rapina, con l’aggravante della crudeltà.

I figli della guardia giurata

Le accuse oggi potrebbero cambiare. Uno dei due figli della vittima, Giuseppe, ricorda l’accaduto e con amarezza commenta: “E’ stata concessa un’altra possibilità agli assassini di mio padre, mentre lui questa opportunità non l’ha avuta. Adesso la condanna potrebbe anche essere riconsiderata? Ma la vita di mio padre non vale 16 anni e mezzo.”

Giuseppe, affranto, ricorda anche quando alcuni mesi dopo l’omicidio fu concesso ad uno dei ragazzi di festeggiare il 18° compleanno e di affrontare un provino presso una squadra di calcio. La cosa scatenò innumerevoli polemiche sui social.

Dopo appena dieci mesi dall’omicidio di mio padre è stata concessa anche la festa per i 18 anni a uno dei tre assassini di papà. Ancora non sappiamo il perché di queste concessioni. Dissero che i permessi erano stati concessi nell’ambito di un programma di recupero ma quale recupero si può avere a distanza di dieci mesi da un omicidio?“.

Mentre la figlia sui social, in un lungo messaggio in cui ricorda i momenti più belli passati con il padre scrive:”Ti hanno portato via da noi senza motivo e continuerò a parlare di te finchè avrò voce perchè tutti possano conoscere la bella persona che eri. Non mi resta che questo mezzo per far sentire la mia e la nostra voce….#giustiziaperfranco !”.

 

Eva Maria Pepe
Eva Maria Pepe
Laureata in Lettere classiche, ama l'arte, la letteratura, i viaggi. Il suo più grande sogno è diventare scrittrice.