Si chiama greenbiz e arriva del Giappone. Si tratta di un innovativo materiale di riciclo ricavato dai fanghi e dagli scarti di lavorazione del comparto tessile. Ancora non è commercializzato, ma i ricercatori sono a lavoro per valutarne le più svariate possibilità di impiego e le diverse alternative di utilizzo.
E’ la Komatsu Seiren, l’azienda tessile giapponese in cui il greenbiz è nato attraverso la cottura degli scarti di lavorazione tessili uniti all’argilla e altri elementi. Il risultato è stato una specie di piastrellona spessa 3 cm e molto porosa, il cui settore di impiego risulta principalmente l’edilizia. I giapponesi, in effetti, lo hanno trovato un materiale perfetto per far crescere piante e ideale per la realizzazione dei famosi tetti verdi e dei caratteristici giardini pensili. La leggerezza insieme alla porosità è una delle caratteristiche principali di questo materiale, sfruttato anche per la realizzazione di mattoni capaci di alleviare gli effetti delle piogge.
Anche in Italia, architetti e ricercatori stanno sperimentando e tentando di inventare nuovi possibili vite per il greenbiz. Si passa dalla possibilità di utilizzarlo come pannello fonoassorbente, fino a quella di impiegarlo per le coperture industriali; senza contare gli esperimenti del Velux Lab del Politecnico di Milano.
Se di commercializzazione si parla, la possibilità di importalo dal Giappone fa lievitare certamente i costi, ma pare vi siano aziende impegnate nella distribuzione del prodotto. Altra possibilità di cui si discute è quella di produrlo direttamente in Italia nelle zone simbolo del tessile del Belpaese, permettendone il rilancio.
Il greenbiz, come tutti i materiali eco e di riciclo, può rappresentare una risorsa importante sia in una prospettiva di tutela ambientale che di riconversione produttiva.