Grazie a Google un pedopornografico di Houston, USA, è finito in manette. Il gigante di Mountain View ha contribuito e non poco all’arresto del pedofilo, infatti grazie a una scansione dei contenuti del account Gmail (il servizio di posta elettronica fornito da Google – ndr) del sospettato, sono stati riscontrati dei contenuti illegali. In seguito alla segnalazione fatta dall’azienda americana al National Center for Missing and Exploited Children (NCMEC), la polizia ha ottenuto un mandato di perquisizione e ha trovato prove evidenti e schiaccianti della colpevolezza dell’uomo.
Nonostante il buon intento dell’azione, molti hanno puntato il dito contro i vertici di Google accusandoli, per l’ennesima volta, di violazione della privacy. Infatti più volte il colosso guidato da Brinn e Page è stato criticato per l’invasività dei servizi gratuiti che mette a disposizione dei cybernauti di tutto il mondo. Ma stavolta le accuse cadono inesorabilmente, infatti negli USA esistono alcuni leggi federali che obbligano le aziende tecnologiche a fare questo tipo di segnalazioni.
Inoltre c’è da aggiungere che questo tipo di scansione non va ad analizzare il contenuto dell’email o i file allegati, ma usufruisce di una tecnica, chiamata hashing, che compara i contenuti illegali presenti nel proprio datacenter con quelli che vengono trasmessi nella rete e se questi risultano corrispondenti viene inviata la segnalazione alle autorità in maniera automatica.
La tecnica non molto invasiva potrebbe comunque essere utilizzata da Google per effettuare campagne pubblicitarie ben mirate.