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Giovani e lettura: un rapporto difficile

Quello dei ragazzi con la lettura è sempre stato un rapporto complicato e spesso problematico; esistono naturalmente dei casi per i quali non è così, molti giovani fortunatamente amano leggere, ma per altri, aprire un libro è un compito arduo e noioso.

In questi anni sono tante le ipotesi avanzate da pedagogisti, intellettuali, sociologi ma anche educatori sulla spinosa questione. 

Sembrerebbe che l’inclinazione alla lettura, o meglio la propensione del giovane ai libri, debba essere stimolata dall’adulto, che rappresenta una figura di riferimento nel percorso non solo di crescita personale, ma anche nella formazione culturale.

I genitori in questo senso, nella maggior parte dei casi, fungono da buon esempio, come avviene per i bambini, affinché si crei quel rapporto di emulazione che potrebbe (in questo caso il condizionale è d’obbligo) invogliare il bambino prima e il ragazzo poi, a leggere. 

Per quanto concerne il difficile rapporto dei ragazzi con la lettura, si tratta di un ambito d’indagine complicato, che va analizzato a fondo e che potrebbe non avere un’unica risposta. 

Indipendentemente dal libro scelto dai ragazzi, sicuramente i classici non costituiscono la direzione verso cui converge un giovane che vuole leggere un testo.

In questo caso il riferimento è alle caratteristiche intrinseche al lettore stesso, un ragazzo, con passioni, interessi, curiosità differenti.

Non essendo abituato alla lettura, un giovane che si appresta a farlo, dev’essere invogliato, o da terze persone oppure scegliere liberamente un volume perchè ne è attratto.

I giovani realmente non sono attratti dai libri? In realtà è un luogo comune di cui si dibatte da tempo, senza pensare a possibili soluzioni che concretamente potrebbero aiutare.

Complice anche l’ambiente scolastico, non propriamente a passo con i tempi, talune volte poco attento ai reali bisogni degli studenti, poichè gli insegnanti stessi sono coinvolti e pressati da dinamiche che rendono tutto super veloce.

Non ci si accorge che probabilmente quella propensione alla lettura c’è, esiste e ha semplicemente bisogno di venir fuori.

Svecchiando un ambiente inesorabilmente ancorato ai canoni del passato, è possibile ottenere dei buoni risultati.

Anche secondo gli scrittori del passato, poeti ed autori, la lettura, è una forma d’arte, e quindi va rispettata in quanto tale, senza trasformarla in un obbligo che causerebbe una reazione diametralmente opposta.

Oltre all’educazione prettamente familiare, alla passione, o alla formazione scolastica, i giovani sono consapevoli che qualcosa in quei testi tanto “odiati” e spesso guardati con “disprezzo”, potrebbe piacergli.

Ricordiamo inoltre che sempre più giovani provano vergogna a farsi vedere con un libro tra le mani, altri ancora hanno timore di essere emarginati, perchè, lo si può dire chiaramente, il libro è considerato una cosa per vecchi.

Meccanismi come questo devono essere sradicati, creando un sistema lineare in cui ognuno possa essere se stesso, senza timore e ritrovare la propria identità magari proprio tra le pagine di un libro, non necessariamente del passato.