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Giornata internazionale per l’eliminazione della povertà

Oggi ricordiamo la Strategia del Consiglio d’Europa per combattere la povertà con la “Giornata Internazionale per l’eliminazione della povertà”. 

Quali sono gli obiettivi di questa giornata internazionale?

Da premettere che non solo oggi, ma tutti i giorni, dovremmo pensare di più a problemi come l’esclusione sociale e il rafforzamento della coesione sociale in Europa.

Questa “Giornata internazionale per l’eliminazione della povertà”  venne istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1992. Quest’anno sarà la ventinovesima edizione.

Il giorno è stato scelto per un motivo ben preciso. Il 17 ottobre 1987 è una data molto importante per le manifestazioni contro la povertà.

Grazie all’iniziativa di Padre Joseph Wresinki 100mila difensori dei diritti umani si riunirono il 17 ottobre 1987 in piazza del Trocadero a Parigi. Lo scopo della manifestazione era proprio quello di esprimere il rifiuto verso la povertà e incitare tutta l’umanità ad unirsi nel rispetto dei diritti umani.

Temi di una così grande importanza sociale interessano tutti, nessuno escluso.
Rafforzare la coesione sociale, cercare di far riconoscere e far valere i diritti di tutti è un dovere dell’intera umanità. Non solamente in questa giornata ma tutti i giorni, che si possa però prendere come punto di partenza per questa battaglia proprio questo 17 ottobre.

Le parole di Piero Calamandrei più di tutte possono far comprendere quanto è importante mobilitarsi per questo diritto, ma anche per tutti gli altri diritti.

– “La legge è uguale per tutti è una bella frase che rincuora il povero, quando la vede scritta sopra le teste dei giudici, sulla parete di fondo delle aule giudiziarie; ma quando si accorge che, per invocar quella uguaglianza della legge a sua difesa, è indispensabile l’aiuto di quella ricchezza che egli non ha, allora quella gli sembra bella alla sua miseria.”

“Se una società libera non può aiutare i molti che sono poveri, non può salvare i pochi che sono ricchi”. Discorso pronunciato da John F. Kennedy nel 1961.