“Nessuna intenzione di abbandonare gli edifici occupati nella regione di Donetsk da parte dei separatisti Filorussi; solo a fronte delle dimissioni dell’attuale governo ucraino, seguito da un Referendum per l’autonomia delle regioni di Lugansk e Donetsk, potrebbero cambiare le cose.” Queste le richieste avanzate da Alexander Gnezdilov, uno dei portavoce dei separatisti. L’accordo di Ginevra non ha dunque smosso di un millimetro le intenzioni dei separatisti: “Non ci sentiamo vincolati dall’accordo, perché non è stato firmato da noi” ha continuato Gnezdilov, in un’intervista rilasciata alle emittenti inglesi.
La risposta di Kiev non si è fatta attendere. Marina Ostapenko, portavoce dei servizi segreti ucraini, prende atto delle parole rilasciate dagli occupanti, e riferisce che “l’operazione militare contro i filorussi nell’est del paese proseguirà”. Anche lo stesso premier Iatseniuk, all’indomani degli accordi di Ginevra, aveva manifestato al Parlamento tutto il suo scetticismo riguardo al fatto che la crisi potesse conoscere un’inversione a favore di una normalizzazione. Eppure nella giornata di giovedì era stato firmato a Ginevra un accordo per ridurre la tensione nella regione orientale: l’accordo tra Kiev e Mosca, avallato dalla presenza di rappresentati di UE e USA. Nella sede svizzera si sanciva, oltre allo sgombero immediato dei palazzi governativi occupati, anche lo scioglimento di tutti i movimenti armati “non legali” e la concessione di un’amnistia per tutti coloro che avevano preso parte alle manifestazioni, a eccezione dei terroristi protagonisti di ‘grossi’ reati. Inoltre si auspicava un dialogo tra le forze politiche ucraine al fine di superare questa crisi, che assume ormai sempre più i contorni di una guerra civile.
Intanto Putin esce allo scoperto. Per nulla spaventato dall’espansione delle truppe ucraine, coadiuvate da alcune milizie della NATO, riferisce in un discorso al popolo russo che “nessuno deve aver paura, perché la Russia risponderà per garantire la propria sicurezza, anche se si rischia una corsa agli armamenti”, puntualizzando poi che in ogni caso preferirebbe risolvere la situazione esclusivamente con mezzi diplomatico-politici. Per la questione energetica: “L’Europa non ridurrà le forniture di gas dalla Russia, è irreale visto che il suo fabbisogno si attesta tra il 30-35%”.