Il Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini ha dichiarato a sorpresa in una recente intervista che l’attuale modello di sbarramento per l’accesso alla facoltà di Medicina potrebbe essere fortemente rivisto e modificato.
Il commento del ministro arriva dopo settimane di lotte e proteste da parte degli studenti di mezza Italia per lo scandalo dei presunti brogli avvenuti all’università di Bari, riguardanti un plico potenzialmente manomesso. Pare infatti che quest’anno l’Ateneo pugliese risulti tra i primi posti in Italia per le valutazioni, mentre lo scorso anno tra i primi 100 non ci fu neanche uno studente barese. Sono stati in molti a chiedere l’annullamento del test e il sequestro di tutte le prove sostenute, temendo che qualcuno fosse entrato in possesso delle domande, uguali in tutta Italia, per poter poi lucrare diffondendo le risposte. La notizia ha destato talmente tanto scalpore che perfino la DIGOS pare stia indagando per far luce sulla questione, giacché si sospetta un vero e proprio sabotaggio per far annullare le prove. Mentre qualcuno ipotizza addirittura una class action, nei giorni scorsi sono partiti i ricorsi al Tar da parte di centinaia di studenti. Strumento questo che l’anno scorso a causa del caso Bonus Maturità riuscì a far entrare più di 1000 studenti a medicina, cioè quasi uno studente su dieci di medicina era stato iscritto grazie ai ricorsi. Secondo le stime di Skuola.net il Nord ha registrato i risultati migliori, mentre al Centro-Sud gli scarsi risultati ottenuti dai partecipanti ai test hanno lasciato scoperti ben 1.400 posti.
Alla luce di questi e di tanti altri problemi, vedi la pessima performance dei ragazzi alla prova anticipata di aprile quest’anno, sembrerebbe dunque intenzione del ministro Giannini rivedere le modalità del test d’ingresso. La titolare del dicastero di viale Trastevere ha difeso a spada tratta la ratio della prova preliminare, ossia il bilanciamento tra il fabbisogno di camici bianchi e numero di laureati. La critica mossa dal ministro sarebbe dunque rivolta non ai test d’ingresso in quanto tali, ma al sistema dei test a risposta multipla, già in passato fortemente criticati da studenti, intellettuali, politici ed esperti del settore, poiché non funzionali a una selezione puramente meritocratica degli studenti. In alternativa, stando alle parole del ministro, si profila all’orizzonte la possibile introduzione in Italia del cosiddetto modello francese. Il sistema transalpino, che non contempla una prova di pre-iscrizione come da noi, prevede un concorso a numero chiuso, suddiviso in due parti, da svolgersi durante il primo anno: la prima alla fine del primo semestre; la seconda alla fine del secondo semestre. In questo modo la valutazione dalla prova di un singolo giorno verrebbe spalmata in base ai risultati di un anno intero di studio. Maggiori informazioni si avranno naturalmente nelle prossime settimane. Certa però è la volontà di apportare sostanziali modifiche.
Gianluca Scuccimarra, Coordinatore dell’Unione degli Universitari, ha salutato favorevolmente le parole del ministro Giannini: “Un segnale positivo che riconosce la necessità di rivedere il sistema iniquo dei test che ogni anno danneggia e priva del proprio futuro migliaia di studentesse e studenti. Crediamo sia indispensabile l’apertura di un tavolo di confronto con gli studenti per trovare una soluzione efficace sul superamento dei test e del numero chiuso”. Intanto, mentre ancora ardono le proteste degli studenti esclusi dal test d’ingresso, stanno per avere inizio le selezioni per entrare nei corsi di Medicina in lingua inglese per i 4.954 candidati iscritti. Il test si terrà in contemporanea in 19 paesi, tra i quali Italia, Portogallo, Argentina, Polonia, Qatar, Arabia Saudita e Stati Uniti. Sono 87 le cittadinanze rappresentate alla prova. I posti sono 155 per studenti comunitari e 77 per studenti stranieri non comunitari non soggiornanti in Italia.