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Giacomo Cordella, tra opera buffa e musica sacra

Nasceva a Napoli, il 25 luglio 1786, un altro talento destinato a restare nella storia della musica: Giacomo Cordella fu allievo di Giovanni Paisiello e a soli diciotto anni compose la sua prima cantata religiosa, La vittoria dell’Arca contro Gerico (1804). Il suo debutto a teatro avvenne al S. Moisè, dove portò la sua prima opera, Il ciarlatano o I finti Savoiardi. Dato il grande successo riscosso, nello stesso anno l’opera fu rappresentata anche a Padova, Torino e Napoli, l’anno successivo al teatro Carcano di Milano e nel 1820 a Venezia.

Non ebbe altrettanta fortuna L’albergatrice scaltra, presentata nel 1807 al teatro San Carlo, dove però, il 21 ott. 1811, raccolse moti consensi rappresentando Annibale in Capua (libretto di A. S. Sografi): a partire da qui, Cordella decise di indirizzare interamente la sua attività all’opera semiseria e buffa.

Diventato secondo maestro della Cappella palatina di Napoli, Giacomo iniziò a comporre musica sacra e nel 1827 cominciò ad insegnare solfeggio nel collegio di musica. Fino al 1840 fu direttore musicale degli spettacoli al San Carlo. Il suo ultimo lavoro di compositore teatrale fu il melodramma storico in due atti Matilde di Lanchefort.

Giacomo Cordella morì a Napoli l’8 maggio 1846, dopo aver lasciato una grande eredità come compositore, soprattutto di musica religiosa. Tra questi componimenti sacri, oggi conservati in vari monasteri napoletani, da menzionare Magnificat Tantum ergo, scritte l’una per la festa dei Corpus Domini e l’altra per la festa della Madonna dei tre ponti. Svolse inoltre il ruolo di ispettore di armonia e di canto nelle scuole esterne del collegio musicale napoletano. Particolarmente apprezzabile, per la melodia e l’intreccio, la sua opera Una follia.