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Gennaro, papà napoletano: “Temo per mio figlio deportato in Ucraina dalla mia ex”

Gennaro Palumbo è un commerciante e papà napoletano di 38 anni che, ancor più del resto del mondo, è col fiato sospeso a causa della crisi russo-ucraina. Teme per la vita del suo bambino, deportato dalla sua ex quando il piccolo aveva appena due anni. I due si sono separati e lei ha scelto di trasferirsi di nuovo nel suo Paese, l’Ucraina, in cui potrebbe scoppiare un conflitto da un momento all’altro, portando con sé il figlio.

La donna, dopo aver portato il bambino con sé, è stata condannata in Italia ad un anno e sei messi di reclusione per sottrazione internazionale di minore. Nonostante tutto, però, non ha più permesso al bambino di rientrare in Italia, Paese in cui è nato. La battaglia legale tra i due, con la recente crisi internazionale che coinvolge l’Ucraina, sta logorando il padre che rivolge a Di Maio un appello disperato.

Bambino deportato in Ucraina: l’appello disperato di Gennaro alle istituzioni

L’uomo racconta di non riuscire a chiudere occhio pensando a suo figlio deportato in un Paese sull’orlo della guerra senza che lui possa fare nulla per proteggerlo. Ha deciso di denunciare la sua ex ancora una volta ma, per ora, nessuna notizia dalla Procura di Nola.

Gennaro si sta battendo per riabbracciare suo figlio da anni e ha raccontato all’Ansa di riuscire a vederlo soltanto in videochiamata. Rivolge il suo appello alle istituzioni: “Mio figlio è a tutti gli effetti un deportato e adesso con quello che sta succedendo non riesco più a dormire. Ho paura che scoppi una guerra e che possa succedere qualcosa a mio figlio”.

Continua: “L’Italia pretenda che siano rispettati i trattati internazionali tra Italia e Ucraina. Sono cinque anni che mio figlio lo vedo solo via WhatsApp e chiedo al ministro degli Esteri Luigi Di Maio, in procinto di recarsi proprio in Ucraina, di prendere a cuore la mia situazione e quella di tanti altri bimbi che come S. sono sotto sequestro in Ucraina”. 

 

 

 

Anna Borriello
Anna Borriello
Scrivo per confrontarmi col mondo senza ipocrisie e per riflettere sul rapporto irriducibile che ci lega ad esso.