Uno studio condotto da 450 esperti afferenti a 300 enti di ricerca cooperativi nel consorzio internazionale Giant, acronimo che sta per Genetic Investigation of Anthropometric Traits, ha evidenziato, mediante l’analisi del DNA di circa 250000 persone tra Europa, Stati Uniti e Australia, come l’altezza dipenda da 420 geni definiti “architetto”.
Tra le fila dei ricercatori attivi in tale studio, fa piacere trovare anche italiani, che sono strutturati nell’Università Bicocca di Milano, nel Cnr di Cagliari e nell’Università di Pisa. Nel caso di specie questi geni sono direttamente deputati alla fase di formazione e accrescimento di ossa e cartilagini; l’incipit di tale ricerca si ebbe nel 2007, allorquando Timothy Frayling dell’Università britannica di Exeter, inaugurò una vera e propria caccia al primo gene responsabile del parametro altezza nell’uomo, arrivando a scoprire l’Hmga2, a cui tuttavia, nel corso degli anni, sono stati aggiunte altre 180 varianti genetiche anch’esse responsabili della statura. Ma la scoperta sensazionale è quella attuale, circa 420 geni “architetto” che determinano l’altezza di un uomo, e riconducibili a circa 600 varianti genetiche.
Giuseppe Novelli, esperto di genetica all’Università romana di Tor Vergata, sostiene che questo risultato è sorprendente, dato che erroneamente, quando si individuarono le 180 varianti, si riteneva che poco o più si sarebbe potuto trovare in aggiunta a tale numero: a tradire la loro previsione è la scoperta di circa 600 varianti genetiche, per un totale di circa 420 geni. I risvolti di tale ricerca possono rivelarsi molto utili per la cura di patologie legate all’altezza, come quelle cardiache, neoplastiche e muscolo-scheletriche come l’osteoporosi, o più semplicemente possono rassicurare alcuni genitori preoccupati della mancata crescita dei propri figli, laddove questi hanno semplicemente ereditato geni che hanno “progettato” per essi una statura corta.