A due mesi di distanza dal cessate il fuoco che ha posto fine all’ operazione Margine Protettivo si riaprono i colloqui di pace tra Israele e Hamas. Grazie alla mediazione esercitata dal governo egiziano, il prossimo 27 ottobre a Il Cairo riprenderanno i colloqui per trovare un accordo che permetta la ricostruzione della Striscia di Gaza e un cessate il fuoco permanente.
Il leader di Hamas Mussa Abu Marzouk ha dichiarato all’agenzia francese AFP che le due fazioni prenderanno parte ad una sessione di negoziati indiretti, dietro invito ricevuto dall’Egitto. La posizione di Israele, riferisce The Jerusalem Post, è chiara: supporterà la ricostruzione della Striscia di Gaza a patto che non vengano scavati nuovi tunnel. Il Ministro degli Esteri israeliano, Avigdor Liberman, non facendo mistero del suo pessimismo, è convinto che Hamas riproverà a rimettere in piedi la sua infrastruttura terroristica. Per tale ragione ha auspicato la creazione di un meccanismo di supervisione che assicuri il corretto utilizzo dei materiali da costruzione destinati alla Striscia.
In un colloquio avuto ieri a New York con il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, il Ministro della Difesa israeliano Moshe Ya’alon ha ribadito l’intenzione del suo governo di favorire la ripresa economica di Gaza, ma ancora una volta ha espresso il timore che gli aiuti vengano utilizzati per la costruzione di nuovi tunnel e razzi utili ad attaccare Israele. “Vogliamo che gli abitanti di Gaza ritornino a vivere una vita normale, è nostro interesse migliorare la loro situazione economica, ma deve essere chiaro che i fondi e gli equipaggiamenti non vengano utilizzati per scopi terroristici” ha affermato Ya’alon, che ha anche dovuto rispondere dinanzi al Segretario Generale UN degli attacchi israeliani a strutture scolastiche dell’Onu presenti a Gaza.
Secondo il Ministro della Difesa israeliano, Abu Mazen preferisce fare appello alle istituzioni internazionali invece di intraprendere un processo di dialogo diretto che porti alla soluzione del conflitto, cercando così di delegittimare Israele e guadagnarsi l’appoggio della comunità internazionale.
A meno di una settimana dalla ripresa delle trattative, le premesse non sono delle migliori, ma non si può non considerare un passo avanti verso la fine della guerra la disponibilità mostrata da ambo le parti a sedersi di nuovo al tavolo dei negoziati, seppure in maniera indiretta, attraverso la mediazione egiziana.