Una tempesta di razzi questa notte ha bagnato di sangue la Striscia di Gaza, precisamente nel nord, dove una scuola Onu è stata bombardata all’alba dagli israeliani: alcuni colpi di carro armato lanciati contro il campo dei profughi Jabaliya hanno colpito le classi della scuola dell’Unrwa, ossia l’agenzia dell’Onu preposta al soccorso dei rifugiati palestinesi. Per ora il bilancio dei morti è a quota 20, ma non si esclude un aumento nelle prossime ore; sempre questa notte a Khan Yunis un’altra famiglia è stata uccisa, colpita da raid aerei.
Non si arresta la guerra che continua ad innescare micce e a condannare alla morte soldati e civili; dal giorno 8 luglio i morti palestinesi nella Striscia sono 1.200, a cui si aggiungono i 53 soldati israeliani uccisi più 3 civili.
Già nella notte tra lunedì e martedì l’assedio era stato molto duro; i bombardamenti contro Tel Aviv avevano distrutto la centrale elettrica di Gaza, con il conseguente e immediato blocco della fornitura di energia elettrica. La centrale era stata distrutta a causa dello scoppio di un contenitore di combustibile, il cui fuoco si era irradiato talmente da attecchire alla centrale: il danno è che per oltre un anno si stima che la centrale non possa più rifornire Gaza, di conseguenza andrà in difficoltà anche il sistema idrico; fino ad ora i cittadini della Striscia di Gaza avevano l’elettricità soltanto per 3 ore al giorno. Aumentano gli sfollati e nel frattempo vane sembrano le richieste di un “cessate il fuoco”: Benjamin Netanyahu ha consigliato ai palestinesi di prepararsi all’offensiva con “forza e determinazione”, preannunciando un’invisibile e lontana tregua; martedì il capo delle Brigate al-Qassam ha sottolineato che non ci sarà alcuna tregua e che “la resistenza armata palestinese è più forte e potente dell’esercito del nemico”.
Non bisogna meravigliarsi dell’attacco alla sede dei profughi dell’Onu di questa notte quando dal giorno 8 sono 4 le strutture ospedaliere colpite dai raid aerei, l’ultimo è stato l’ospedale di Shifa, nella notte tra lunedì e martedì, che fortunatamente non ha comportato nessuna morte. Nel frattempo continuano gli inviti di pace del Ministro degli Esteri italiano Federica Mogherini: “Stiamo tutti lavorando perché ci sia un cessate il fuoco duraturo. L’invito che vorrei fare, a tutti noi in quest’aula e all’opinione pubblica italiana è di non farci intrappolare anche noi in quella bolla di odio, di non cedere alla logica della partigianeria, all’idea che ci si debba dividere tra amici di Israele e amici della Palestina, che si debba scegliere da che parte stare, nel conflitto tra due disperazioni e tra due esasperazioni”, ha dichiarato in una informativa relativa al Medio Oriente, presso l’Aula della Camera.
L’ayatollah Ali Khamenei, la guida suprema dell’Iran, ha asserito che Israele sembra un “cane rabbioso”, assetato di sangue e che per ora sta perpetrando un vero genocidio ai danni dei palestinesi, lanciando un appello al mondo islamico di “armare” i palestinesi per difendersi.
Non manca tuttavia la pioggia di raid palestinesi in risposta ad Israele, a quanto pare Hamas avrebbe sganciato circa 10 razzi che aveva nascosto nelle scuole aperte di Gaza delle Nazioni Unite.
Si inasprisce ancora di più il già precario accordo storico tra Israele e gli Stati Uniti: il primo ministro statunitense avrebbe asserito di parlare con Netanyhau almeno 3 o 4 volte al giorno e che Israele abbia richiesto un cessate il fuoco con la possibilità di continuare a scovare i tunnel sotterranei di Hamas; la risposta israeliana non è stata concorde e fonti mediatiche hanno riferito che Israele abbia risposto dichiarando che “è stato Kerry a sollevare l’opzione per una tregua e non l’opposto”.
Ma nell’attesa di un intervento estero o di un ritorno alla pace delle due fazioni, per ora Gaza resterà al buio, illuminata soltanto dalla luce dei bombardamenti.