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Galileo Galilei e la scienza in volgare

Il prestigio di Galileo Galilei in ambito scientifico, per la costante ricerca, -essendo tra i padri del metodo scientifico sperimentale- le scoperte e le invenzioni, come il cannocchiale e la dimostrazione del sistema copernicano è ben appurato.

Ma, tra i meriti del genio toscano vissuto fra il tramonto del Rinascimento e la perdita della libertà d’Italia politica e intellettuale, innestata tra il dominio spagnolo e l’Inquisizione post-tridentina, vi è anche quello d’esser il progenitore della prosa scientifica in volgare italiano.

Venuto a mancare l’8 gennaio di del 1642, in domicilio coatto ad Arcetri a seguito della condanna da parte del Sant’Uffizio nel 1633 per la pubblicazione dell’opera summa del pensiero scientifico galileano: “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo” edito del 1630.

Aggirando la strenua censura imposta dal clero, l’opera dimostrava la validità della teoria copernicana demolendo fino alla ridicolizzazione attraverso l’uso dell’ironia ariostesca e dell’influsso della Commedia il sistema tolemaico; Galileo innestò il dialogo ricorrendo sia ad un realismo verosimigliante attraverso i due personaggi di Salviati e Sagredo opposti al peripatetico Simplicio, ma allo stesso tempo, elemento che permise la fuoriuscita del testo dall’ambito accademico, mediante l’uso del volgare come mezzo di comunicazione, seguendo quella falsariga nata con il Convivio dantesco, proseguita e cresciuta con Leon Battista Alberti con il “De Pictura” e portata la massimo con “Il Principe” di Machiavelli.

Al di là della tragica conseguenza imposta allo scienziato, immortalato ne “I Sepolcri” dal Foscolo, l’exemplum galileano ebbe proselitismo all’estero attraverso altri intellettuali come Cartesio che optò il francese e non il canonico latino per il suo “Discorso sul Metodo” permettendo la consacrazione definitiva del volgare a strumento linguistico divulgativo in toto, oltre quello letterario.

Domenico Papaccio
Domenico Papaccio
Laureato in lettere moderne presso l'Università degli studi di Napoli Federico II, parlante spagnolo e cultore di storia e arte. "Il giornalismo è il nostro oggi."