“Dov’è la giustizia?”. Questo è lo slogan urlato e sofferto dai familiari dei 683 condannati a morte, patrocinatori dei Fratelli Musulmani, l’Associazione estremista islamica legata pedissequamente all’osservanza delle leggi del Corano.
La sentenza è stata sottoposta al Gran Mufti d’Egitto, il cui giudizio, secondo legge, è irrevocabile. Le accuse sono: partecipazione a manifestazioni non autorizzate, violenza e incendi lungo le strade con conseguenti disagi cittadini.
Il tribunale di Minya ha inoltre trasformato in ergastolo la pena capitale sancita a marzo di circa 490 su 529 seguaci dell’ex presidente Mohammed Morsi che avevano provocato, lo scorso 14 agosto a Minya, oltre che numerose vittime, anche la morte di un agente della polizia. Per i restanti la condanna a morte non avrà revoca.
L’indignazione degli Stati Uniti, che ha chiesto il ritiro della pena e la corretta attività processuale singolarmente e non di massa, e dell’Europa si è unita alla considerazione del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, che ha così commentato la decisione: “Sentenze che non rispettano il giusto processo e rischiano di minare la stabilità del Paese”.
La decisione definitiva è attesa per il 21 giugno, a circa un mese di distanza dalle elezioni presidenziali previste per il 26 e il 27 maggio, in cui i Fratelli Musulmani sono stati già considerati esclusi. Il faccia a faccia elettorale prevede da un lato Hamddeen Sabahi, della sinistra laica, e dall’altro Abdel Fattah Sisi, promulgatore del colpo di stato contro Mohammed Morsi, il quale ha suggerito agli elettori un elevato numero di affluenza “per il bene del paese”. Le condanne a morte non fanno che aumentare le tensioni in tutto il paese e i Fratelli Musulmani sono già pronti a sviare le folle verso il boicottaggio elettorale.
Il cruccio maggiore riguarda la guida dei Fratelli Musulmani, Muhammad Badie, arrestato insieme ai 683 condannati a morte e rientrante anch’egli nella sentenza da decretare a giugno. Badie, in seguito al colpo di Stato contro Morsi, aveva comunicato di non ammettere nessun altra autorevolezza politica e di auspicare ad uno Stato fondato sulla legge islamica della sharìa, una visione la sua del tutto in contrasto con la Repubblica egiziana di tipo laico.
I Fratelli Musulmani si sono scagliati contro la magistratura colpevole, a loro avviso, di commettere nuove ingiustizie contro l’umanità e intanto all’Università di Minya, ad Alessandria e al Cairo sono insorti nuovi scontri tra studenti e poliziotti.