In classifica, tra le due squadre che allenano, almeno sulla carta, come si prevede, ci sarà molta distanza; tra le città, nelle quali sono collocate le loro compagini, intercorrono circa 233, 6 km, due ore e mezzo in auto; ma il distacco tra Simone e Pippo Inzaghi, all’interno del loro nucleo familiare, è davvero minimo, troppo affetto lega i due fratelli, fin dalla nascita, fin dal principio, fin dalle origini. Pioggia di complimenti per entrambi i mister: Simone, allenatore di un club divenuto grande negli ultimi anni, che nella passata stagione ha sfiorato un vero e proprio miracolo, e Pippo, autore, almeno per adesso, di una carriera da tecnico non entusiasmante, ma con un passato da calciatore davvero glorioso.
Dal campetto della chiesa a San Nicolò alla battaglia odierna da allenatori, passando attraverso i successi in campo. Un amore viscerale per il calcio, quella dei fratelli Inzaghi, germogliata fin dalla tenera età, anche con il supporto di papà Gianluca. Sono ricordi indimenticabili, che caratterizzano ogni istante dell’esistenza. Il padre dei due tecnici è sempre stato presente, li ha seguiti costantemente, ha trasmesso loro una passione incredibile per lo sport, alla quale essi hanno dedicato la propria vita.
“Se Simone fosse stato bene fisicamente avrebbe fatto meglio di me perché ha doti tecniche superiori alle mie“: queste le parole di Pippo, durante il corso di un’intervista. Indubbiamente, Simone è ora noto per la sue abilità come guida tecnica, avendo realizzato imprese straordinarie al comando della Lazio, ma la sua carriera da giocatore non è stata decisamente brillante, rispetto a quella del fratello. La sfortuna, dal punto di vista fisico, lo ha accompagnato in tutto il suo itinerario da calciatore, nonostante sia stato uno degli uomini chiave della compagine biancoceleste nella cavalcata verso il tricolore nella stagione 1999/2000.
Simone ha avuto un grave problema alla schiena, il quale lo ha caratterizzato in modo sproposito, ha faticato ad allenarsi, ma non si è mai arreso, ha stretto i denti ed ha offerto sempre il meglio di sé, ha sempre combattuto per difendere i colori della maglia che ha indossato, e della squadra che ora allena. Nonostante alcuni club illustri, come il Milan, lo abbiano precedentemente scartato, egli non ha mai gettato la spugna ed ha conquistato tutto quello che poteva, in alcuni casi anche da protagonista.
Stavolta, invece, tocca a Simone raccontare, in riferimento a Pippo: il primo si ritiene molto fortunato ad aver avuto e continuare a possedere un fratello sempre vicino alla sua persona, continuamente presente e pronto ad aiutarlo in qualsiasi circostanza. È stato un punto di riferimento, non solo in campo, ma anche nella vita: in tenera età, Pippo era sempre lì, predisposto a difendere e vegliare sul fratellino minore, ha sempre sostituito la figura paterna quando appunto papà Gianluca era assente. Come ha detto Simone, il fratello maggiore, al giorno d’oggi, avrebbe segnato numerosi gol, nonostante la presenza del Var; è un vincente come calciatore ma anche nella vita, a volte non è stato neanche celebrato abbastanza.
E con la Nazionale? Quanti ricordi ritornano alla mente, per la gioia della reminescenza e di tutti gli amanti di questo fantastico sport. Che visione paradisiaca: i due fratelli Inzaghi con la casacca azzurra, simbolo, senza ombra di dubbio, dell’apogeo di un rapporto fondato costantemente sull’affettuosità che li ha tenuti uniti, li tiene tutt’ora e che lo farà per sempre. “La foto del primo giorno alla Borghesiana insieme è un ricordo che non dimenticherò mai“, tranquillo Pippo, nessuno, come te, potrà mai omettere dalla propria mente un flashback di questo tipo. Sono degli eventi pazzeschi, che hanno segnato per sempre i due fratelli: le sensazioni provate, le emozioni vissute durante il ritiro, con la Nazionale maggiore, faranno parte in eterno dell’esistenza dei fratelli Inzaghi.
Escludendo un nuovo stop, poco prima di Natale, i due allenatori si ritroveranno da avversari in Serie A, questa volta non da fratelli, ma da rivali, tentando di occultare, almeno per un’ora e mezza circa, l’affetto, che costituisce il loro legame. Non mancherà sicuramente una telefonata, con l’ansia e la paura pronte ad invadere gli animi dei tecnici italiani: sarà un giorno speciale, al di là del risultato.