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Francesco De Sanctis, il padre della letteratura italiana

Scrittore e critico letterario, fu professore, politico e il primo ministro della Pubblica istruzione nella storia italiana: Francesco De Sanctis, di origini avellinesi, può essere considerato il padre della Letteratura italiana.

Nato il 28 marzo 1817, precisamente a Morra Irpina (dopo la sua morte ribattezzata Morra De Sanctis), visse per molto tempo a Napoli, cambiando dimora più volte. Quando si sposò, nel 1863, si stabilì poi in via San Severo (oggi chiamata in suo onore via De Sanctis), da cui si accede alla celebre Cappella.

De Sanctis fu un professore amatissimo, i cui libri di letteratura italiana sono utilizzati nelle università ancora oggi.

Emblema del “sogno americano”, dell’uomo che costruisce da solo la propria fortuna, dopo l’arresto del padre e la perdita dei beni di famiglia, all’età di dieci anni, nel 1826, si trasferì a casa di uno zio a Napoli proponendosi come obiettivo di lasciare il segno nella Storia. Nel capoluogo campano frequentò il liceo classico privato dello zio, Carlo Maria De Sanctis, per intraprendere poi la facoltà di giurisprudenza.

Presto, però, si rese conto che non era quella la sua strada: iniziò così a frequentare le lezioni gratuite del maestro purista Basilio Puoti, durante le quali conobbe Giacomo Leopardi. Introdotto ormai a pieno titolo negli ambienti intellettuali partenopei, insegnò alla scuola militare di San Giovanni a Carbonara e alla Nunziatella fino a quando, dopo aver aderito ai moti insurrezionali, nel 1848 lasciò Napoli per recarsi a Cosenza. Qui, parallelamente all’attività di docente, scrisse i primi “Saggi critici”, prefazioni all’Epistolario leopardiano e alle “Opere drammatiche” di Schiller.

Trascorsi due anni, venne arrestato e imprigionato per un anno a Napoli, al Castel dell’Ovo: durante la detenzione, approfondì lo studio di Hegel e dell’ideologia mazziniana. Espulso dal Regno nel 1853, fu mandato in America, ma si fermò a Malta per poi rifugiarsi a Torino dove si dedicò intensamente all’attività letteraria, continuando anche negli anni trascorsi a Zurigo.

Nel 1860 conobbe Giuseppe Mazzini ed, eletto deputato dopo l’Unità d’Italia, divenne il primo Ministro della Pubblica istruzione. Durante il suo incarico nel parlamento piemontese, non abbandonò mai il suo accento meridionale di cui andava fiero e lottò strenuamente per rimodernare il sistema scolastico. Tale obiettivo, però, fu sempre ostacolato dal resto del parlamento.

Deluso dai meccanismi della politica, De Sanctis tornò a Napoli dove si dedicò agli studi letterari pubblicando libri e alcune memorie autobiografiche. Morì nel 1883 per una malattia agli occhi.