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lunedì, 25 Settembre 2023

Fiorentina-Napoli. Un tifoso napoletano: “Ho avuto paura”

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Sono già passati due giorni dalla finale di Coppa Italia, dall’antefatto inaspettato e disgraziato. Le due squadre finaliste infatti, Fiorentina e Napoli, si sono scontrate allo Stadio Olimpico di Roma sabato 03 maggio. La partita, prevista per le ore 21.00 ha avuto inizio con un ritardo di 45 minuti, a causa di ciò che è successo precedentemente, evento che lascia il gusto amaro di un calcio sporco e corrotto: agguati, tensioni, tafferugli, magliette per delinquenti liberi, disorganizzazione, fumogeni e sparatorie. Ma quello che realmente i supporters hanno provato e vissuto non è stato ancora raccontato. Al riguardo abbiamo intervistato Paolo Graziano, tifoso partenopeo in trasferta a Roma, l’ennesima per sostenere la sua squadra in un match importante. Paolo, 30 anni, ha la stessa età di Ciro Esposito, il giovane di Secondigliano colpito al petto dallo sparo della pistola con matricola abrasa dell’ultrà 48enne romanista Danilo De Santis: ancora in condizioni gravissime, Ciro rischia di diventare paraplegico.

Paolo, abbiamo appreso tante notizie dai radiocronisti, dai giornali e in televisione. Cosa è successo realmente sabato sera? 

«Amo il Napoli da bambino e da quando sono maggiorenne seguo la mia squadra nelle partite in casa e in trasferta sempre ammaliato da una passione che mai si stanca di abbandonarmi. Le trasferte fuori casa alle quali ho partecipato sono sempre state gestite in modo tale che noi tifosi ‘stranieri’ fossimo tutelati una volta arrivati nella città del match. Stavolta il clima era quello della Coppa Uefa il 30/09/2010 in Romania, quando fummo aggrediti dai tifosi avversari. Sabato pomeriggio ero in viaggio in macchina con alcuni compagni verso Roma: destinazione uscita Saxa Rubra, come comunicatoci dalle forze dell’ordine e dalla SSC Napoli. Arrivati sul luogo indicato le pattuglie della polizia ci hanno comunicato che l’area di parcheggio a noi destinata era già piena e avremmo dovuto proseguire il cammino uscendo a Tor di Quinto. Una volta lì lo spiazzale era vuoto, ‘colmo’ di una sola, e sottolineo una sola auto della polizia che ci ha chiesto il motivo della nostra presenza lì. Non erano al corrente di questo cambio di destinazione e, senza alcuna riflessione, ci hanno suggerito di proseguire per 1 km a piedi nel centro della città per raggiungere lo Stadio Olimpico. 2 km senza scorta partendo da un vivaio, quel vivaio dove solo 10 minuti dopo le sirene dell’ambulanza hanno rotto il silenzio di una zona poco affollata, invasa dai tifosi romanisti. È stato solo un caso che non ci fossi io o uno dei miei compagni lì disteso a terra aiutato dai capi ultras e dai medici intervenuti».

Una volta allo Stadio come avete affrontato la situazione? 

Coppa italia 2014
Coppa italia 2014

«Allo stadio le problematiche sono nate già nell’entrare. I tornelli di inserimento biglietto si riempivano di vandali affamati di entrare senza possedere il ticket nominativo e i poliziotti, dall’altra parte, ci hanno atteso con manganellate senza chiedersi chi fosse in regolare possesso di biglietto e chi no. Una pioggia di bastonate placate dai pianti di chi, come me, era lì per assistere a una bella manifestazione sportiva. Sugli spalti la situazione si fa tesa quando i capi ultras ci comunicano che i tifosi della fiorentina avevano aggredito in provincia di Rieti il club del Napoli bolognese e che i nostri compagni erano stati soccorsi dal 118. Per non parlare delle mascherine anti-puzza che avevano già abbondantemente diffuso sul web, prima di incontrare noi napoletani. Le scene a cui ho assistito sporgendomi dalla balaustra sono state da panico: manganellate e botte tra tifosi, polizia. I fumogeni sono stati lanciati perchè la richiesta dei capi ultras era di parlare solo con il capitano Hamsik, senza il coinvolgimento dei giornalisti, sempre pronti a speculare sulle negatività della nostra tifoseria».

Cosa ne pensi del polverone mediatico nato intorno alla figura di ‘Genny a’ carogna’?

«Vorrei solo ricordare all’Italia che da sempre i capi ultras hanno ‘patteggiato’ con i giocatori e con le società. Perfino il grande Francesco Totti patteggiò il Derby Roma-Lazio nel 2004 quando proprio Danilo De Santis comunicò al capitano della Roma che era stato ucciso un bambino poco prima della gara (notizia poi smentita – ndr). Il ruolo di ‘A’ carogna’ in qual momento è stato ‘placare gli animi’ dei tifosi in delirio per il compagno ferito».

L’inno d’Italia fischiato è stato considerato un gesto poco patriottico. Cosa ne pensi?

«Ammetto di essere stato il primo a fischiarlo e probabilmente lo farò ancora. Viviamo in uno Stato dove è permesso ai leghisti di presentare proposte per la separazione dell’Italia, viviamo in un territorio dove il Sud è stato depredato dal Nord, dove in ogni competizione sportiva siamo costretti ad ascoltare cori razzisti, anche quando non siamo noi i protagonisti. Dopo quanto successo, a mio avviso, l’inno è stato inappropriato. I nostri fischi sono soltanto una conseguenza. L’Italia grida “Vesuvio lavali col fuoco” e noi, di rimando ci difendiamo come possiamo. I tifosi viola sono stati presentati in tv come tifosi corretti, talmente corretti da averci aggredito in provincia di Rieti, da essere venuti con le mascherine e da aver inneggiato il Vesuvio a ucciderci durante la partita. La nostra risposta è stato un assordante applauso, poco comunicato a livello giornalistico. La verità è che Napoli è sempre nel mirino di ogni critica, ma se solo ci fosse stata maggiore attenzione e un sistema organizzativo migliore a quest’ora Ciro sarebbe a casa con la sua famiglia. La mia solidarietà va a lui, vittima di razzismo e violenza inappropriati. Lo Stato dovrebbe trovare la soluzione giusta per evitare questo scempio. Mi sono sentito dire: è stata di nuovo colpa dei napoletani. Mi dispiace ma stavolta è colpa dello Stato».

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