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Festival di Cannes: La Dolce Vita vince la palma d’oro

Il 20 maggio del 1960, lo scrittore George Simenon, Presidente della giuria del Festival di Cannes, assegna a “La Dolce Vita” di Fellini la Palma d’oro per il miglior film. Non era affatto scontato, considerata l’accoglienza: durante le proiezioni per il pubblico l’opera era stata fischiata a tal punto che Giulietta Massina era scoppiata a piangere. Lo stesso distributore affermò che “La Dolce Vita” non avrebbe avuto successo perché troppo pesante. Inoltre, alla première a Milano, i fischi coprirono gli applausi, per non parlare che leggenda vuole che Fellini sia stato oggetto di sputi. Persino i titoli dei giornali non arrisero al film di Fellini, per esempio quello dell’Osservatore Romano era “La sconcia vita”. Emblematici furono anche i famosi 400 telegrammi che Fellini ricevette nel corso di una sola giornata a Milano, che lo accusavano di essere comunista, ateo e traditore.

Nonostante tutto ciò il film riuscì nei primi 15 giorni di proiezione a coprire gli 800 milioni spesi per produrlo. Inoltre, grazie a “La Dolce Vita”, Fellini viene conosciuto e ammirato anche da un pubblico più ampio ed è la sesta pellicola tra le più viste in Italia dal 1950, nonostante i tentativi di censura da parte del mondo ecclesiastico. Si trattava di una pellicola fuori dagli standard che lo stesso Pier Paolo Pasolini definì “un film troppo importante perché se ne possa parlare come si fa di solito di un film”.

Dopo la presentazione de “La Dolce Vita”, l’amministrazione del Festival di Cannes organizzò un ricevimento speciale dedicato proprio alla pellicola. Inoltre, sul balcone della sua stanza d’albergo, Fellini rilasciò un’intervista in cui spiega il senso del suo film: “Io credo che il dovere di noi cantastorie è di portare la gente almeno fino alla stazione. Poi il treno di partenza lo sceglierà ciascuno secondo il suo gusto, la sua evoluzione. Ma almeno fino alla stazione dovremmo tutti quanti portare le persone. Io vorrei che la Dolce Vita portasse ciascun spettatore, rispettando la personalità di tutti, non facendo un discorso da comizio, fino a una base di partenza. Ecco vorrei suggerire agli spettatori, non tanto ai critici, un atteggiamento ricettivo, di totale abbandono. Ascoltate, io vi racconto la mia storia con una sincerità quasi spudorata. Non cercate di interpretare, di capire, state solamente a sentire quello che vi dico, perché sono le passioni, le speranze, le paure, le vigliaccherie, le angosce, le sporcizie di un uomo che si ritiene come Voi”.

Immagine in evidenza:  Ansa