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Federigo Tozzi, l’anomalia letteraria italiana

Nonostante siano passati cent’anni dalla dipartita, Federigo Tozzi è un mero enigma nel panorama letterario italiano, selvaggio e rabbioso parimenti alla trasposizione estetica della sua provincia d’origine, Siena da cui prese parte al frammentismo vociano in modo lato.

La sua parabola narrativa nel cosmo letterario italiano ed europeo è soggetta all’ombra che lo nasconde spesso dietro l’impronta biografica della vicenda umana dell’autore, senza tener conto dello scasso storico e gnoseologico avvertito in modo distaccato e lontano.

Dal totale fraintendimento verista, alla sovversione di Borgese, fino alla riscoperta negli anni 60′ da parte di Giacomo Debenedetti e l’apporto decisivo a livello critico di Luigi Baldacci, ad oggi resta il grande escluso dal canone scolastico e dall’Olimpo degli innovatori del romanzo italiano del 900esco.

La produzione narrativa di Federigo Tozzi, articolata tra opere in vita e postume -su cui spicca il romanzo Con gli occhi chiusi- e prove narrative come Bestie, si sviluppa nell’arco di oltre un decennio ruotante su un universo che poggia su alcune tematiche pregnanti e decisive fasi di sperimentazione che lo avvicinano all’aura del grande modernismo internazionale alla pari di Pirandello e Svevo quanto di Kafka, Joyce e Musil come proposto da Massimiliano Tortora ne “Il romanzo in Italia”.

La parabola tozziana si innesta su un punto incipitale come il tramonto della weltschaguun assiologia 800esca, l’incapacità di riadottare fino a provarne al frantumazione, degli schemi oggettivi del naturalismo, come si evince dalla predilezione verso la poetica di Verga.

A ciò fa seguito anche la ricorsività di un’allegoria semplice, ripresa dallo studio dei predicatori toscani senesi medievali, totalmente svuotata nella creazione di un’aspettativa sostenuta e tardamente rivelatrice t degli stati d’animo al limite dell’allucinatorio del personaggio su cui si installa il conflitto padre-figlio e la tematica dell’adolescenza.

Tozzi è vicino alla psicologia di William James e di Stephen Hall nel definire la gioventù un periodo turbinoso, fatto di scissioni e lacerazioni, instabilità, accresciuta dallo smacco al limite reso dall’approdo alla maturità quale equiparazione alla figura paterna, violenta e asfissiante rivelazione del male.

Esemplare è la scena della castrazione del capretto da parte di Domenico, padre padrone del romanzo Con gli occhi chiusi, rinviante per metonimia alla castrazione e alla coercizione emotiva e morale esercitata sul figlio Pietro.

Il giovane è protagonista nelle opere di Tozzi anche laddove sia superato il limite anagrafico al punto da incidere sulla struttura stilistica e sintattica della prosa, come ci ricorda Luperini.

Infatti, ne Il podere il testo assurge una maggior linearità, con sfasare minimali, in quanto il protagonista Remigio parte da una condizione esistenziale adulta da inetto, che vede parificarsi la fine del romanzo e dell’esistenza tragica del medesimo.

Mentre laddove presenti un protagonista giovane come nel caso di Pietro, la vicenda esistenziale battuta continua oltre la trama.

 

 

Domenico Papaccio
Domenico Papaccio
Laureato in lettere moderne presso l'Università degli studi di Napoli Federico II, parlante spagnolo e cultore di storia e arte. "Il giornalismo è il nostro oggi."