La febbre dei buchi neri è misurabile

Lo studioso Jeff Steinhauer ha condotto uno studio per rendere possibile la misurazione della temperatura emessa dai buchi neri. Steinhauer riprende il concetto della radiazione di Hawking, e riproduce in laboratorio la stessa radiazione, però amplificandola.
In effetti, il problema del rilevamento della cosiddetta febbre dei buchi neri era la difficoltà oggettiva di questa misurazione, dato che ci si trovava di fronte ad una temperatura vistosamente debole, molto vicina allo zero assoluto. In tali condizioni non esiste ad oggi nessun termometro capace di effettuare tale rilevazione. L’osservazione geniale del fisico britannico Hawking è stata quella di scoprire che non è del tutto vera l’affermazione secondo cui i buchi neri assimilano tutto ciò che fagocitano, in quanto essi emettono il più delle volte una radiazione termica, che da quel momento hanno preso il nome dello studioso inglese.
Hawking ha attinto dalle sue conoscenze della fisica classica e di quella quantistica. L’esperimento di Steinhauer consiste nella seguente procedura: nella fattispecie egli è riuscito a porre in stretta relazione l’orizzonte di un buco nero, ossia il celebre punto di non ritorno del medesimo buco, cioè il punto dal quale nulla può uscire, con l’orizzonte di un buco bianco, l’esatto contrario, ossia il punto che non consente l’accesso a nulla. Questa procedura permette di estrapolare la celebre febbriciattola dei buchi neri e di renderla misurabile, amplificandone l’intensità.