Escapismo. Dal turismo alla poesia. Negli ultimi tempi sempre più spesso ricorre qua e là, nei settori più vari, il termine escapismo. Non tutti, anzi non molti ne conoscono il significato. Fa la sua comparsa nei primi anni ’30 del secolo scorso nell’Encyclopaedia of social sciences, che lo definisce come il fenomeno di coloro che ricercano “distrazione della realtà o dalla routine”. Si tratta di un anglicismo, dato che la parola deriva dal vocabolo inglese escape (fuga) poi italianizzato.
Attenendosi a quanto riportato da dizionari ed enciclopedie, il termine compare in Italia per la prima volta nel repertorio di Luciano Satta Il millevoci: le parole e le accezioni che non tutti conoscono (1974) . Viene definito come “ciò che si riferisce all’evasione in senso psicologico, come fuga dai problemi della realtà”.
Significato di escapismo
Nel vocabolario Zingarelli il sostantivo escapismo compare per la prima volta nell’XI edizione (1983) : “Il complesso di ciò che si riferisce all’evasione intesa in senso psicologico, cioè alla fuga dai problemi della realtà”. Una definizione che riprende quasi integralmente quella di Satta.
Qualche anno più tardi (1987) la parola ricompare, stavolta nel Grande dizionario Garzanti della lingua italiana. Stavolta l’ escapismo viene definito come “tendenza a evadere da situazioni o problemi sgradevoli rifugiandosi nell’immaginazione, nel disimpegno, nel divertimento” e “ogni comportamento improntato a tale tendenza”.
Dopo queste sporadiche presenze, a partire dal 1990 invece escapismo compare con regolarità nei vocabolari italiani. Nell’Enciclopedia Treccani si legge:“escapismo s. m. Fuga, evasione dalla realtà (percepita come noiosa o problematica), messa in atto cercando rifugio nell’immaginazione o nel divertimento”.
Escapismo e pandemia
Alcuni hanno notato un incremento della tendenza escapista nella popolazione durante la pandemia, tendenza proseguita anche nel post COVID. I due anni circa trascorsi in gran parte rinchiusi tra le pareti domestiche hanno profondamente influenzato i comportamenti di molti soggetti.
In questo senso aiuta alla comprensione del fenomeno quanto J. R. R. Tolkien scrive nel suo “ On fairy stories “, poiché ci sono almeno due modi di intendere l’escapismo in quanto fuga : “l’illegittima fuga del disertore che scappa dalle proprie responsabilità e quella legittima del prigioniero che evade dalla propria galera”.
L’escapismo può anche essere visto come una strategia di coping (resilienza) . Di fronte ad una situazione difficile ci sono due atteggiamenti. Chi si concentra sul problema e chi sulle emozioni . L’escapismo rientra nel secondo, laddove l’obiettivo dell’escapista è ridurre o gestire le emozioni negative più che affrontare il problema alla radice.
Escapismo e moda
Già nel 1958 Christian Dior nella sua autobiografia Dior by Dior scriveva “Lo stilista è uno degli ultimi custodi rimasti di meraviglie. In un certo senso, è un fabbricante di sogni…”.
La crisi del lusso, iniziata con la pandemia Covid e che si aggraverà con i dazi di Trump, spinge le più importanti holding della moda a impegnarsi in creazioni che trasportino le clienti in nuovi mondi creando modelli che le aiutino a costruire nel loro immaginario altre e diverse sè.
D’altronde la moda ha sempre ritenuto l’abbigliamento come corsa ad un sogno e come evasione da una grigia realtà, disegnando per ognuno una versione diversa, se non addirittura idealizzata, del proprio look.
Escapismo e turismo
L’American Psychology Association fornisce una definizione particolarmente articolata di escapismo:
“La tendenza di fuggire dal mondo reale per piacere o per il senso di sicurezza fornito da un mondo di fantasia. L’escapismo può riflettere un impulso ricorrente, normale e comune, come può essere un innocuo sognare a occhi aperti, o l’evidenza o il sintomo accessorio di una neurosi o patologie mentali più serie.”
Alla prima delle due interpretazioni (definibile benigna in quanto innocua ) appartiene il proliferare di vacanze isolazioniste in resort da sogno o in località remote ed esclusive, assai diverse dallo spirito comunitario dei viaggi organizzati di gruppo, così di moda un tempo.
Escapismo e fantasy
Il grande successo della fantascienza (cinema,videogiochi, letteratura,fumetti) non solo tra i ragazzi ma anche tra i giovani adulti è un altro aspetto dell’escapismo. Che funge come contenitore di una varietà di personalità e di comportamenti, e in tal senso i motivi della fuga in un mondo altro ( fantasy o futuristico ) sono tanti.
Non è detto che l’evasione rappresenti una totale rottura di legami col mondo reale, creando al contrario nuovi modi di esserci e di esserne protagonisti.
Basti pensare al cyberpunk, genere letterario in cui temi legati alla realtà delle società postindustriali (cibernetica, robotica, telematica, realtà virtuale) vengono elaborati fantasticamente nel segno di un’ideologia contestataria, di ribellione e critica sociale, che ricorda il punk (da qui il nome)
Escapismo e arte
Non è casuale che l’uso del termine escapismo si sia diffuso sopratutto a partire dalla fine degli anni ’80 e non prima.Nel dopoguerra infatti si era affermato il neorealismo in tutti i settori artistici, dal cinema alla fotografia e alla letteratura. E poi a partire dal ’68 per oltre un decennio (dalla contestazione giovanile fino gli anni di piombo) è stato di moda l’impegno politico e sociale, che condannava senza appello ogni forma di evasione dalla realtà.
La questione del contenutismo nelle arti visive è ancora oggi di attualità. Moltissima arte di questi anni è stata imperniata sul ‘messaggio’, sul contenuto.
Una cosa però è certa: l’escapismo , non in quanto negazione , ma ricerca di un’altra e diversa realtà, stimola la fantasia e quindi la creatività artistica. Basta percorrere a ritroso la storia dell’arte e della letteratura, e si comprende facilmente che è sempre stato così.
Da Bosch e Brughel a De Chirico e Magritte. Trascendere noi stessi è un desiderio costante e diffuso, e il linguaggio artistico e quello letterario sono due tra i principali modi per esprimere quest’aspirazione.
L’arte ha una particolare vocazione nel simulare mondi nuovi e diversi in cui proiettarsi, ma anche il grande merito ( oltre la grande illusione) di rincorrere la non realtà più irrealizzabile, ossia l’evasione da sé stessi.
Escapismo e poesia
Escapismo. Dal turismo alla poesia. Probabilmente in Italia il termine escapista compare per la prima volta nel 1954, quando Eugenio Montale scriveva sul “Corriere della Sera”: «[…] la cultura e il mito debbono essere considerati come fonti di archetipi, non come ‘miniere esotiche da esplorare’; e nessuna indulgenza deve essere concessa agli “escapisti”: chi sfugge alla vita sfugge all’arte»
Ciò nonostante, senza curarsi affatto degli strali anti-escapisti di un grandissimo poeta, in tempi come quelli attuali caratterizzati da un diffuso minimalismo (che coinvolge anche la poesia) il Circolo delle Poetesse ha fondato una nuova corrente letteraria , l’escapismo poetico, con un preciso Manifesto di intenti. Pubblicando finora due raccolte di versi :“Ali. Poesia da Donna a Donna “ e “Oltre, passando”
In una fase storica caratterizzata dalla rincorsa al tutto e subito, dalla volgarità degli atteggiamenti e dall’ansia di un superficiale apparire, tutte tendenze che precludono approfondimenti e riflessioni , le poetesse escapiste con tono pacato ma fermo effettuano una chiamata alle armi per viaggi ideali. “Il Poeta escapista è un visionario, la sua opera verte ad aprire la strada alle zone sconosciute dell’Io, perseguendo l’armonia con sè stesso, con l’umanità e con l’esistenza “
Questo manifesto invita a volare alto, suggerendo la strada della poesia come via di uscita ( più che via di fuga ) dal grigiore quotidiano, e soprattutto come percorso ineludibile di elevazione dello spirito