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Enrico Caruso: il 2 agosto 1921 l’addio al tenore

Il 2 agosto 1921 muore a Napoli, a soli 48 anni, Enrico Caruso.  Il tenore incarnato ha in quel periodo difficile dovuto al primo conflitto mondiale e alla pandemia di spagnola, quello che viene definito il mito del bel canto italiano dall’America sino in Russia. Con il maestro Toscanini, uno dei migliori direttori d’orchestra di tutti i tempi, ha interpretato i “Pagliacci” di Ruggero Leoncavallo (1857-1919) e la “Fanciulla del West” di Giacomo Puccini (1858-1924).

La carriera e la vita privata

Enrico Caruso all’epoca per primo comprese le potenzialità della divulgazione della musica e del bel canto attraverso le incisioni discografiche e per primo firmò importanti contratti americani.

Enrico Caruso ha lavorato stabilmente al Metropolitan di New York, si prestava poi a lunghe tournée e registrazioni.

Ma contemporaneamente al suo successo la sua vita affettiva naufragava in Tribunale con risvolti e ricatti perpetrati dalla prima moglie e suo grande amore Ada Giacchetti, madre dei suoi due figli.

Continuò la sua carriera con due esperienze cinematografiche per poi sposarsi con Dorothy Benjamin da cui ebbe la figlia Gloria.

Il 23 marzo 1919 il Metropolitan festeggiò il 25° anniversario della sua carriera con un gala trionfale.

Ma in quegli anni Enrico Caruso non stava bene, infatti la sua salute peggiorava. Il tenore nella primavera del 1921 rientra in Italia, a Sorrento, poi a Napoli. Egli muore il 2 agosto del 1921.

La leggenda

La leggenda di Enrico Caruso nasce ancora prima della sua morte ed è ancora viva tutt’oggi. Alla base del suo successo c’è senza dubbio la sua voce unica, retta da una forte professionalità ed allenamento tecnico, il tutto accompagnato da uno stile esemplare.

La mostra

Ad Enrico Caruso e ai due suoi principali eredi Franco Corelli e Giuseppe Di Stefano, nati proprio nel 1921, è dedicata una mostra visibile da oggi sul sito online del Ministero degli Esteri (italiana.esteri.it).