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Emessa misura cautelare per tre indagati in carcere del “boss fantasma”

Il GIP del tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, ha emesso un ordinanza di custodia cautelare in carcere, per tre indagati, appartenenti a colui che chiamano il “boss fantasma”, ritenuti gravemente indiziati, a vario titolo, di “estorsione”, “tentata estorsione in concorso” e “detenzione e porto illegale di armi”, con le aggravanti delle “finalità mafiose.

Gravi dati raccolti a carico degli indagati in ordine a sei estorsioni in danno di titolari di attività di ristorazione, commercianti di Pozzuoli con richieste di somme di denaro tra gli 800 e 3000 euro, avanzate anche con l’uso di mitragliatrici e pistole.


“L’obiettivo di Avallone era quello di prendersi tutta Pozzuoli, di aggredire i Longobardi e i Beneduce e di riuscire a prendersi lui tutto il clan… Avallone era un amante delle armi. Quelle che gli servivano giornalmente erano intorno alle piazze di spaccio. Aveva minimo tre, quattro pistole che si potevano prendere subito, più armi più grandi tipo fucili mitragliatori…” 

Sono stati rilevati episodi estorsivi perpetrati nel 2017 da un gruppo di individui con a capo Carlo Avallone, detto “il boss fantasma”, condannato a 16 anni di carcere per  tentato omicidio, forte grazie all’assenza dello storico clan Longobardi, che avrebbero eseguito dei raid armati a danno di attività commerciali al dettaglio e rivenditori nel mercato ittico.

“…deve ritenersi in definitiva decisamente plausibile che Carlo Avallone, a seguito dell’arresto di Gennaro Longobardi, avvenuto nell’aprile del 2017, approfittando del momento di debolezza che stava attraversando il clan per la detenzione dei soggetti apicali, della disponibilità di armi, di introiti derivanti dalle piazze di stupefacenti e di un gruppo di soggetto a lui fedeli, avesse deciso di affermare la supremazia del suo gruppo sul territorio di Monterusciello, ponendo in essere delle azioni dimostrative che avevano come obiettivo persone ritenute vicine ai Longobardi-Beneduce in modo da mandare un segnale all’organizzazione”. 

Grazie alle attività di intercettazione, e ai riscontri registrati successivamente, è stato possibile il ritrovamento della contabilità contenuta all’interno di un’agenda, il “libro mastro” con all’interno termini criptici che indicavano  i commercianti da taglieggiare e le somme da pagare: tale agenda è stata rinvenuta all’interno del locale in cui Avallone si nascondeva per evitare l’esecuzione di altra misura cautelare.