E’ partita questa mattina quella che è stata definita “la sesta tappa” delle elezioni indiane, cominciate il 7 aprile. Sono 167 milioni gli indiani chiamati alle urne, che voteranno in 12 stati, tra cui l’Uttar Pradesh, lo stato più popoloso che con i suoi 200 milioni di abitanti peserà in modo decisivo nella formazione della Lok Sabha, la Camera Bassa.
I 121 seggi interessati si trovano sparsi per tutto il paese e in particolare nelle regioni Karnataka, West Bengala, Jammu, Kashmir. Queste elezioni, cominciate da circa una settimana e mezzo, hanno avuto un peso sostanziale nello scalzare dal potere il Partito del Congresso, INC dei Nehru-Gandhi, in particolare nell’Uttar Pradesh perché fino a questo momento non ha ottenuto il numero di voti che si aspettava, anzi risulta per il momento il grande sconfitto alle elezioni. Attualmente il testa a testa è tra i due partiti socialisti: il BSP, Bahujan Samaj Party; e il SP, Samajwadi Party. Il primo partito è guidato da Mayawati e raccoglie le rappresentanze dei fuori-casta, quindi lo strato più povero della popolazione che crede ancora nella politica. Il secondo invece conta tra le sue fila la casta Yadav di pastori, la classe media e la minoranza musulmana del paese. Dunque entrambi i partiti si presentano fortemente nazionalisti.
Anche l’Italia si sente coinvolta e preoccupata dalle vicende e dalle elezioni indiane: come anche confermato dal Ministro degli Esteri Mario Mauro, a Panorama, le elezioni indiane saranno decisive nel dare una svolta alla vicenda dei due Marò, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, che da due anni attendono nelle carceri indiane risvolti positivi sulla vicenda che li vede coinvolti: i due Marò italiani sono stati arrestati in India perché accusati di omicidio di due pescatori durante una sparatoria avvenuta in acque internazionali, il 15 febbraio 2012, lungo le coste indiane, mentre erano di scorta sulla petroliera Enrica Lexie.
Fino a ora tra l’Italia e l’India c’è stata una sorta di guerra fredda, fatta di incontri politici e strette di mano poco diplomatiche, tra i rappresentanti dei due paesi, ma finché era al potere il Partito del Congresso, composto in maggioranza dalla famiglia Gandhi, e soprattutto con la leader Sonia Gandhi di origini italiane, il destino dei due Marò preoccupava non troppo, visto che l’INC era il movimento politico più ben disposto verso l’Italia e l’Occidente.
Per adesso non resta che attendere il risultato delle elezioni, che si chiuderanno il prossimo 12 maggio, e sperare che il partito che salirà al governo riuscirà a dare l’ultima parola alla vicenda dei due Marò italiani.