La seduta per l’elezione di tre giudici della Corte costituzionale ha avuto inizio mmartedì in serata, verso le 19,05. Trattandosi rispettivamente del trentunesimo, decimo e ottavo scrutinio, per l’elezione di ciascuno dei tre giudici è stata necessaria la maggioranza dei tre quinti dei componenti l’Assemblea, raggiunta grazie all’accordo tra Partito Democratico, Movimento 5 stelle e centristi. I tre giudici eletti sono: Augusto Barbera, Franco Modugno e Giulio Prosperetti, candidati rispettivamente del Pd, del M5s e dei centristi. I tre giuristi hanno ottenuto in ordine 581, 609 e 585 voti, superando così il quorum richiesto. I Presidenti di Senato e Camera, Grasso e Boldrini hanno espresso profonda soddisfazione per questa fumata bianca attesa da troppo tempo.
Fine patto del “Nazareno” – L’accordo raggiunto tra le parti politiche è particolarmente importante sul piano politico, in quanto pone la parola “fine” al patto del Nazareno. Infatti, il Pd aveva già da giorni abbandonato l’idea di un’intesa con Forza Italia, a causa del candidato proposto Francesco Paolo Sisto, sgradito a parte del pd e a parte del partito Berlusconiano. Il Premier Renzi ha deciso di andare avanti con la trattativa messa sul tavolo dai Cinque stelle, nonostante l’annunciata mozione di sfiducia contro il ministro Maria Elena Boschi.
L’ira di Silvio Berlusconi – Dopo 20 anni Forza Italia è taglia fuori dagli accordi istituzionali riguardanti le elezioni dei giudici costituzionali. Uno sconvolto Silvio Berlusconi ha dichiarato: “E’ molto grave che la Consulta non abbia al suo interno nemmeno un giudice che sia del centrodestra”. Purtroppo, come spesso accade, l’unico nemico di Forza Italia è rappresentato dalle forti divisioni interne al partito, che non hanno permesso l’elezione né dell’Onorevole Francesco Paolo Sisto, né di diversi candidati come: Donato Bruno, Antonio Catricala’, Francesco Caramazza, Maria Elena Sandulli e Stefania Bariatti.
Il compromesso del Movimento 5 stelle – L’accordo è stato approvato solo a maggioranza dei membri, infatti alcuni parlamentari non hanno apprezzato questo modo di fare, supportati anche da parte del popolo del web, che ha espresso un forte dissenso sulla piazza virtuale.