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Elementari, in seimila perdono il posto fisso

Cambia ancora lo scenario per il comparto docenti delle elementari: respinto dal Consiglio di Stato il ricorso di seimila insegnanti contro la sentenza del 2017 che non riconosceva loro l’abilitazione col solo diploma se risalente agli anni successivi al 2002. Da allora, infatti, la laurea in Scienze della formazione diventava la condicio sine qua non per accedere all’insegnamento.

Richiesta rigettata dunque, e prime lettere di licenziamento per i seimila membri della categoria che ora dovranno tornare ad occupare il posto di supplenti nonostante il divieto di licenziamento stabilito in conseguenza della pandemia.

“È dallo scorso anno che questi contenziosi sono soccombenti e con il Decreto Dignità i diplomati magistrali assunti in ruolo che perdono la causa e vedono risolto il loro contratto a tempo indeterminato, sottoscritto con clausola risolutiva, hanno avuto il contratto trasformato in tempo determinato fino al 30 giugno. Si tratta di licenziamenti di gennaio trasformati per la continuità didattica in contratti che ora sono scaduti”, spiega Rita Frigerio del sindacato scuola Cisl.

Solo coloro risultati vincitori del concorso straordinario 2018 potranno salvarsi dal dover rinunciare al contratto a tempo indeterminato purché accettino l’incarico in un’altra provincia.

Saranno soprattutto le cattedre elementari del nord Italia ad avere necessità di essere occupate: Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia, le regioni dove la carenza di docenti rappresenterà il 60% del totale.

Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief , questa eccedenza di insegnanti precari rappresenta il fallimento della politica del reclutamento italiano dei docenti, dovuto ad una gestione che affonda le sue radici in tempi passati: l’aver ignorato le indicazioni della Commissione europea sulla prevenzione dell’abuso di precariato, ha generato il disastro in cui versa oggi la scuola italiana.